August 7, 2018

Danze

Avvicinarsi era stata una danza di vuoti e assenze. Si creavano spazi, eliminando ciò che non serviva: respiri, riposi, sicurezze. Quegli spazi creati dall’altro li studiavamo ma non li avvicinavamo, non eravamo pronti ad abitarli. Così si era fatta una danza di malinconie e rinunce, di incroci impossibili, che non avvengono. Di traiettorie ineludibili, intrappolate da calcoli incontrovertibili. Però a certi amori non importa nulla di tutto questo. Usarono le loro armi per scardinare la logica: la pazienza di un baco da seta, la rinuncia ad ogni senso di auto-conservazione, la capacità di concimare con pezzi di cuore.

Io credo che le nostre danze furono speculari. Mi piace ora pensare che se le affrontammo in solitudine, comunque i nostri aneliti, il nostro insistere, i graffi sulle bracce, tutto si riverberava, a distanza, dentro a stanze in cui eravamo esclusi.

Dove non c’erano costruimmo incroci, e piazze, e possibilità di incontri. Creammo sovrastrutture in cui potessero abitare le nostre scuse, i nostri silenzi, gli imbarazzi di sguardi che si sfuggono e si cercano e non si concedono.

È stata una fatica grandiosa, e impegnativa, e stancante. Nelle ossa avevo tracce di speranza flebilissime. Però. Però a volte si vive d’incapacità di rinunciare. Si immolano giorni e notti, e riposi, ed energie. Si dipinge d’ansia e attesa ogni giorno fino a che l’equilibrio d’un tratto si spezza. Quando questo avviene ci si trova o dallo stesso lato o separati per sempre.

Se ci si trova dallo stesso lato si deve capire d’improvviso la vicinanza. Si impara a mescolare le nostre ore, fino a che non si distinguono le mie dalle tue, creare dei giorni in cui potersi infilare a due. Cucire il tempo di guardarsi negli occhi, in profondità, e ancora.

Se ci si trova su lati opposti, allora non rimane che attraversare il deserto della malinconia. L’unica compagnia sono i miraggi: rimpianti, illusioni, ritorni apparenti. Mille e uno fantasmi a cibarsi di un cuore, solo, in balia di ciò che non è stato. Sbranato, messo a fronte di sfide invalicabili proprio dopo che ogni energia è stata spesa. A volte di tentativi si muore.

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