Oggi a Caselle ero in coda al banco del check-in. Ovviamente ero lì, come mio solito, due ore prima che il volo partisse. Lo sapete, ho questa fissa sull’arrivare in anticipo. Ho speso centinaia di ore in attesa negli aeroporti o nelle stazioni. Al banco vi era una sola persona e la signora di fronte a me ha iniziato a parlarmi, dopo avermi chiesto se parlavo francese. Così abbiamo parlato per diversi minuti. Di fronte a noi la coda era bloccata per via di un passeggero che voleva trasportare un cane e al quale mancavano dei documenti. La signora francese era preoccupata, “il volo partirà in ritardo a questo punto”. Io le dissi, che no, non credevo, che ero sicuro saremmo partiti in orario. Cercavo di rassicurarla, le spiegavo che si trattava di un piccolo aeroporto, che la sicurezza sarebbe stata rapidissima, che le porte di imbarco erano raggiungibili in pochissimi minuti. Mi sono chiesto se sembrassi anch’io così assurdo nelle mie preoccupazioni talvolta. Ci siamo incontrati poi alla sicurezza e all’arrivo a Parigi, continuato a parlare. Parlare francese aumenta il numero di conversazioni che puoi avere. Io poi credo di avere una faccia che invoglia la gente a parlarmi. O forse sono le piccole battute. Lo scambio con la signora è iniziato quando mi ha chiesto se andavo a Parigi, e io le dissi che si, o almeno che lo speravo. Ho sorriso e lei ha iniziato a parlarmi. Poi nel tragitto dall’aeroporto all’albergo ho parlato a lungo con il tassista. Che all’arrivo mi ha consigliato di usare Uber la prossima volta. Mi piace questi piccoli incontri, di umanità varia. Mi piace parlare con persone con le quali non te l’aspetti perché mi sembra un di più che arriva e che puoi afferrare. Mi piace parlare francese, come una volta mi piaceva parlare inglese. Come una possibilità nuova, che un tempo non avevi. Peccato non abbia mai imparato decentemente il tedesco. O meglio: non ancora. Chissà quanti incontri potrò fare poi.
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