December 8, 2008

C’ho voglia di parlare (Ich habe lust zu sprechen)

E’ che mi manca qualcosa da dire.

I minuti passano [die Minuten vorgehen], ci vuole un attimo ancora a sciogliere il nodo di pensieri ammassati, ci vuole un attimo perché si possano impoverire fino a rendersi solo parole. Sai, ho questa voglia di parlare ma non so neanche bene a chi o di che cosa.

Ho negli occhi il Lupone triste all’entrata del K2 che mi dice che questa è la sua ultima festa a Karlsruhe, che domani parte (cioè oggi). Tu il Lupone triste non te lo immagini. Io il Lupone lontano non ce lo so pensare. A me il Lupone mi manca già.

Ripenso al tavolo del Keller ed il Magnifico che mi diceva "vedrai dopo Natale il tuo Erasmus sarà diverso. Allora capirai." Penso che un giorno al Keller certe battute faranno ridere solo me, Andrea ed il Magnifico, per altre ci rattristeremo solo noi. Capisci? Sono i linguaggi, ci parli con le esperienze.

Penso a come vedevo l’Erasmus. O come non lo vedevo. Penso che alla fine non volevo capirlo, volevo partirlo. Così per fare.

Fare. [machen.]

Fare è importante, è come ristrutturare quella vecchia casa nel bosco, gli amici ed i week-end, gli obiettivi, i linguaggi comuni fatti di chiodi, di sudori.

E’ strano, quando esco dalla stanza magari la sera prima di cena, a volte stanco, e vado in bagno, allora ogni tanto mi viene da pensare che vivo qua. E’ strano. Non sai bene cosa pensare. Ti limiti a sentire. Pensavo che sarei stato un anno in una sorta di limbo, lontano dalla vita vera, da quella che coltivi. Ora so che andrò lontano da casa per qualche settimana, tornerò a Torino. La mia casa, quella in cui vivo ora qui. Torino la amo come sempre, forte. Ed io sono forte negli amori non ricambiati, sarà perchè sono più assoluti, sarà perchè sono più semplici. Il mio Erasmus penso sia diverso da quello degli altri, ognuno ha il suo. Anche se è bello giocarci a leggere righe comuni, che peraltro ci sono. Io amo Torino, tornerò al Keller, viaggerò fuori città senza meta, tornerò a via Tripoli forse. Io ho amici che chi non mi invidierebbe? Certo, non posso dire che quel bruciore che c’ho dentro lo riesca comunque a mettere a tacere. C’è, è che c’ho fame. A volte manca però la voglia di andare in cucina e la fama la tengo. Come dire, no?

Non lo so, non è che lo so bene. C’ho voglia di parlare ma vallo a trovare chi se ne starebbe a districarsi con me questi pensieri, lento, lento. Che se rallenti ancora un po’ si spegne.

Forse il mio Erasmus alla fine è proprio che è mio, è per me. Mi piace più di quello che dovrebbe sentirmi gruppo, sentirmi branco. E ora sono un individuo. Un io. Il mio Erasmus forse è che è in fondo un adesso; alla fine ti dici che non è una vita sospesa, è una vita e basta. Non è lontano da casa. L’Erasmus è casa.[Das Eramus ist Heim.]

Comments

3 thoughts on “C’ho voglia di parlare (Ich habe lust zu sprechen)

  1. C’è che le cose assolute sono semplici finché non si rompono. E c’è che tutti vorrebbero parlare, e magari anche ascoltare, ma si ha così paura di perdere il filo. E che pochi sono rimasti a cui perdere qualcosa piace. Saluti.

  2. Mi pare di recepire dunque che sei destinato a tornare da queste parti a breve. Quando ciò avverrà, fammi un fischio.

  3. Cazzo, è come sentir parlare il protagonista de "L’appartamento spagnolo". L’abbiamo guardato, in sacche temporali diverse, in nicchie diverse, ma è come se la pellicola girasse ancora, è come se qualcuno, in quel cinema, sia andato a comprarsi i popcorn mentre gli altri seguono la vicenda, ognuno nel suo tempo, nel suo quieto esistere. "a present for my friends…" min 04:15 http://it.youtube.com/watch?v=mea0tq0KWu4, è cogliere un fiore, ringraziare gli amici della loro esistenza, perchè alla rimarremo spettatori solitari del nostro film.

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