December 17, 2006

Dei complimenti, il resto son schiocchezze

In questi giorni sono stato sempre sul punto di scrivere ma ho poi finito col concedere una pausa alla penna, ultimamente affaticata da continui post che nessuno legge più.

Ma una cosa che merita di essere detta c’è:
Venerdì, 15 Dicembre 2006, ore 9.45, aula magna del Politecnico di Torino, si è laureato "Il capo", "Il bestia", "L’arcano bevitore", "Rutto tonante". Lo si può chiamare in tanti modi, ma tanto avete capito di chi parlo. Spiace per la gente che a causa dello sciopero (poi parzialmente revocato) non è potuta venire e per Daniele, che lo studio l’ha strappato e portato in Svizzera, ma che ha preparato due splendidi cartelloni di laurea.

E non è stata una settimana leggera. Ormai divertirmi e sbevazzare è un impegno a tempo pieno. Lunedì a pranzo con Vale, mercoledì son venuti da me Alessandro e Luca. Il giorno dopo sveglia alle 8, per poi finire in goliardia la sera con il rientro alle cinque passate. Sveglia alle otto per andare alla laurea di Andrea (che dormiva da me), e conseguente festeggiamento alcolico tutto il giorno. E poi la sera si continua ovviamente, tutti da Mr. Gipson. E’ scontato che anche il giorno seguente, sabato, lo si passa a sbevazzare.

Di martedì con Alessandro e Luca si diceva, unaE non è stata una settimana leggera. Ormai divertirmi e sbevazzare è un impegno a tempo pieno. Lunedì a pranzo con Vale, martedì son venuti da me Alessandro e Luca. Una bottiglia di genepy, qualche litro di birra. Loro che usano il mio account msn per insultare i miei contatti (tra parentesi chiedo scusa a Laura, Antonella, Daniela e Federica). E poi tante chiacchiere sulla vita, fra chi partirà per l’Irlanda, un biglietto in tasca e il bisogno di scoprire, a chi andrà all’estero, non sa ancora dove ma sa già che un futuro ce l’ha. Due persone straordinarie. Due geni. E la cosa si esemplifica chiaramente quella notte: mentre dormo Luca prende una sedia e me l’appoggia sulla schiena, con delicatezza per non svegliarmi. Notate che Luca dormiva in uno di quei letti che si tirano fuori, più in basso di dove ero io e quindi era conscio di rischiare di riceve la sedia in testa qualora mi fossi rigirato. Ed io nella notte, imprigionato nel dormiveglia mi sono accorto di qualcosa, ho toccato con la mano ma la mia mente si rifiutava di accettare ciò che era. Perché vi renderete ben conto che la cosa non ha alcun senso. E questo è il bello. Perché la normalità va sempre sfidata. Chi mi sta attorno ultimamente è stato ammorbato dai miei mille aneddoti relativi alla goliardia; quello che mi ha colpito maggiormente sono le grandi burle che hanno architettato negli anni. Una per tutte: rubare una barca da pesca, avvicinarsi ad un incrociatore della marina degli stati uniti, salire dalla scaletta e dichiarare guerra in nome della goliardia italiana. Questo è un gesto, come tanti altri che non sto qui a raccontarvi, che non ha senso alcuno. Che avrebbe potuto portare pesanti conseguenze ed invece è stato solo un momento di gran divertimento ma che porta anche un significato in sè: a volte si può fare qualcosa che non risulta neanche pensabile, a volte basta provare. Osare. Ed è stato così anche per i più grandi successi economici se ci pensate. Le cose più grandi sono nate dall’aver visto una alternativa dove nessun altro la vede… trovare il coraggio di vivere.

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