Alza la musica. Incrementa il beat. Spegni la mente. Che rimanga solo la pelle a far risuonare quel senso di pancia che sceglie e rifiuta in un istante. Quando il mondo è una cosa distante. Quando il disinteresse galleggia soave. Quando il suono contrasta ogni parola e crea il silenzio. Quando non vi è più una singola parola attorno a te.
Ecco, magari è in questa isolazione, in questo non vedermi che capirai, mi capirai. Io sono lì, dove smetti di pensare, dove rifiuti l’arroganza di capire. Dove chiudi gli occhi ed immagini che io ti sfiori. Li riapri e ti chiedi della distanza, di che importanza abbia. Torna a chiudere gli occhi. Ma questa volta chiudili sui problemi sciocchi di cui decori le pareti. Non ci sono pareti. Si tratta di catene fatte di stelle filanti. Sorridigli e cadranno a terra.
Scuoti la testa, lascia che la libertà ti scompigli i capelli. Per un attimo domandati del tempo perso, di cosa tu abbia fatto in quel tempo. Solo un attimo. Poi fai quello che senti, ma che senti per davvero. Non è facile? Io credo che nascosta fra i tuoi lunghi capelli ci sia tutta la semplicità del mondo.
Credo che dove vi sia la semplicità, dove i pensieri cadono a terra, dove i capelli ti cadono su una spalla vi sia tutta la meraviglia che serve ad affrontare ogni domenica.