Forse basterebbe davvero legare tutto a un palloncino.
Prendere quelle tre foto da bambina e legarle a un palloncino, che si portino via tutto quel dolore, quella cosa che rimane in gola, a bloccare.
Prendere tutti gli indirizzi, le targhette del campanello di luoghi che non ricordo e lasciarle scivolare via, cadere giù dal davanzale della memoria, fra le cose che non importano, che a pensarci bene non sono state.
Forse basta davvero legare i pensieri a un palloncino e lasciarli salire, verso qualcosa di bello. Prendere la distanza e guardare. Pensare che hai occhi profondi, le pupille ampie. Chissà quanti pensieri ci posso lasciar cadere, e non ritrovarli più, perché non ne ho bisogno, a ben pensarci.
Chissà se davvero si può fare affidamento a un palloncino, magari un po’ più grande, lasciarlo salire e fabbricarsi a quel modo la proprio stella fortunata. Forse si può fare ma il segreto è sentirsi leggeri. Per farlo bisogna lasciare andare. Lasciare andare, questo dolore fatto di sassi, questi ammanchi come ghiaia, queste malinconie di ghisa.
Ammirare, lasciarlo salire, lasciarlo essere. Sorridere. Sospingerlo, così, come si può, soffiando da sotto, come bambini eccitati, trasformare tutto quanto in una burrasca dolce. Alla fine osservare e credere che anche oltre le nuvole continuerà, che la leggerezza che abbiamo donato possa andare molto in là, molto lontano. Comunque.