Credere è uno specchio. È una superficie lucida e tagliente che ti costringe a ispezionarti. Ecco perché credere fa paura, e spesso si preferisce vestirsi al buio, o voltarsi dall’altra parte. E il mio credere cozza con il credere di altri. Raccoglie spigoli, contraddizioni. Ne ho cassetti pieni. Fra le cose che credo, su cui sto riflettendo, è che ognuno di noi abbia un ruolo da rivestire nei confronti di un’altra persona. A volte, per qualche ragione che ancora mi sfugge, abbiamo la possibilità di giocare un certo ruolo per una persona. Puoi essere la spalla su cui piangere, puoi essere l’unico in grado di dare un sorriso in quella…
Dov’è
Se scorro in questa corrente di vie di città, di luci, di statali e capannoni, mi s’insinua una domanda fra il canino e l’incisivo, mi scombina la camicia e, in definitiva, mi punge distratta. Dov’è mai questo amore? Cammino e vedo baveri alzati, gli sguardi che con timore sfiorano le passanti, il tempo di dimenticarne il volto, ricordarsene se va bene il culo, lo stringersi dei jeans. E parlando c’è l’insicurezza che rotola nelle vite più belle e pure, ad abitare paesaggi lunari. E mi chiedo senza alzare la voce: dov’è mai questo amore? Dove? Nelle serate in cui mangi cene fredde o apri il cartone di una pizza su un…
Caro Lucio
…avresti dovuto spiegarmelo prima. ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti perché ho l’aria di uno sveglio, scusa? Federico
Indulgenza
È che ti sente più indulgente con una parte di te quando ti rendi conto che è venuto il momento di abbandonarla. Chi non guarda con affetto la pelle che ora gli va stretta, la felpa stinta, rigorosamente nera e con quei disegni celtici. Io, in parte, avrò sempre vent’anni. E non perché sono stato un Goliarda, ma perché sono stato una solenne testa di cazzo. E lo sono stato sui tavoli del ‘Keller ballando in mutande, lo sono stato coi capelli rasati e tinti di blu per le vie di Amsterdam. Lo sono stato litigando con questo e con l’altro, lo sono stato sfasciando bottiglie contro il muro (rigorosamente…
Strade larghe
Se voglio fare lo scrittore famoso devo esercitarmi un poco. Che dite? Mi chiedo dove sei. Sei nella strada deserta, nel vento che l’accarezza. Hai mai provato a consolare il vuoto? Sei nell’estate di una foto che si arriccia ai bordi, in un’altra che hai perso. Sei un sorriso che è sparito, nella deriva della ragione, della sicurezza e del piano cucina scintillante. Sei fra la bolletta dell’Enel e quella del gas, sotto al letto a far l’amore con i mostri. Sei esplosa in mille pezzi, frammenti che non ritrovi neanche tu. Te ne volevi disfare? Che fosse più semplice vivere senza essere il…
Morso
Un morso. Ci sono minuti in cui il freddo se ne infischia del cappotto e dell’attenta sollecitudine con cui muovi i passi uno in fila all’altro. Se ne frega proprio: della sciarpa e di quanto ti sia vestito. Ti morde il cuore come fossi nudo. Freddo, freddo al cuore. Come ne gelasse un pezzo. Un pezzo vitale. Ti aggrappi a quel che rimane, al nocciolo, e stringi forte. Lo trattieni. Non cedi. Non sai cedere. Col cuore gelato, col cuore martoriato rimani lì, un qualunque Rasputin di provincia che avvelenato, raggiunto da diversi colpi di pistola, percosso con bastoni viene gettato in acqua ed è ancora vivo. Reagisci, oh se…
Bretzel, Aggressioni, Cene internazionali
Dunque. Giovedì si è tenuta la cena del gruppo di ricerca in cui lavoro. Una cena internazionale perché ognuno doveva portare qualcosa di tipico in rappresentanza del proprio paese o regione. Quindi Messico, Pakistan, Sicilia, Piemonte. Ci sono poi cadute dentro anche Cina e Germania. All’ultimo riunione avevo annunciato che sarei tornato da Vienna portando meco una Sacher torte. Beh, io a Vienna non ci sono poi andato, per ragioni che alcuni di voi sanno, altri intuiscono, molti sbagliano, taluni fraintendono. E dunque si risvegliò in me l’orgoglio Baden-ese, di giovane virgulto auto-esiliatosi da Karlsruhe (no, non rimpiango la scelta) e decisi di lanciarmi nella preparazione dei Bretzel. Mi reco…
Musica che non ascolto
Credo di avere imparato molto. Mi rimane la voglia di sbagliare.
I secondi nomi contano
Libri
Se un giorno, con una storia a far finta che sia lì per qualcosa diverso di incastonarcela, se un giorno leggerete questa pagina, beh, è nata oggi. No, non c’è alcuna Elena :) ma sono momenti difficili. E allora scrivo un po’. Elena mi è mancata in modi e forme diverse durante gli anni. Il modo acuto e fisico dei giorni in cui cercavo le sue gambe e non le trovavo. L’assenza decisa del suo profilo, del suo respiro. Il modo sonoro e visivo in cui ricordavo la sua risata, il delizioso modo di arrossire ad ogni complimento. Non ci sono stati silenzi che non riempisse, concerti che non travolgesse…
Come
Come se un chilometro in più potesse regalarmi un secondo. Come se potessi sgravare il peso dei secondi con un atto qualsiasi. Come se dovessi fare qualcosa oltre a fidarmi. Come se non avessi pensato e pensato. La pista del Barrocco, avanti e indietro, mani dietro la schiena. Poi Alf mi aggredisce di sorrisi, Andrea mi spintona. Come se trattenessi con le braccia la marea che scorre troppo lenta, che incombe pesante. Come se dovessi trarre lezione e spunto di miglioramento da ogni situazione. Impara, affina l’equilibrio. Trasforma un campo di spine in un giardino zen. Pungiti. Come se le ore si facessero notte e giorno e le confondessi.
Messaggi dal bosco
Invece di lavorare a quell’altra storia, che son mesi di studio, provo a buttar giù alcune righe sulla storia del bosco. Che poi tendenzialmente non sapete di quella storia che inizia e finisce nel bosco. Cioè, qualcuno sì. Quella con Riccardo e Maria. Ma vabbè, dicevo così per prender tempo, per farvi stufare. Qualcuno mi sa spiegare il segreto per sopravvivere? Io, davvero, non sono capace. Almeno, non per quel tipo di sopravvivenza. Respirare quando è difficile, quello sì. È respirare senza un motivo che invece non so fare. Io di libri di rimpianti ne ho già scritto uno. Non posso passare il resto della vita…
Vita e quadretti
Con l’impegno si può addobbare la vita di molte cose: dagli impegni, agli hobby, alle amicizie occasionali. E la vita scorre, granello dopo granello. Poi ci sono alcuni momenti. Pochi nella vita. Quanti? Meno di cinque? Meno di tre? Uno? Nessuno? Passi la vita a desiderare di avere una possibilità. E in quel momento vorresti avere tutto in ordine, per giocartela al meglio. Non è quasi mai così, ti bussa alla porta e non hai tempo di cambiarti. In quei momenti, gli unici determinanti, io credo si provi una enorme paura, e, se davvero hai la fortuna di sapere quello che vuoi, un filo che in quella valanga nera indica che cosa…
Guidare di notte
Quando guidi di notte e di fronte a te hai abbastanza chilometri da stenderci i pensieri. Quando c’è la luna e c’è lo spazio: nulla attorno all’autostrada. Molti chilometri da ogni luogo che abbia senso per te. Ore prima di approdare a qualsiasi punto in cui tu possa riprendere la tua esistenza o almeno provarci. Sei solo in macchina o chi c’è dorme. Puoi tollerare un respiro ma dev’essere sottile oppure devi fare uno sforzo per assorbirlo, capirlo e poterlo pienamente ignorare. Guarda la luna, che si impegna nella sua luce bianca. Guarda il cielo blu che si rischiara. Diventa mattino. No, non ora, ma verrà il mattino fra molte…
Cappotti
Esercizi di stile. Ho mal di testa. Ahia. Mi manchi ogni giorno in modo diverso, ogni giorno più di traverso. E intanto smetto gli abiti di un tempo e indosso anonimi cappotti blu scuro, camicie su camicie, il vezzo di una fantasia a righe in cambio degli slogan che campeggiavano sulle magliette. E mentre scivolo via, a poco a poco, in quel me che perdo io perdo te, per sempre. Non sono più il ragazzo che capiva perfettamente il modo dei tuoi capelli di caderti sulle spalle, la luce che si rifrangeva sul tuo volto nella cucina. Dimentico il modo di abbracciarti quando avevi paura, senza aver bisogno di un motivo. E…
Che sciocco
Che sciocco che sono. Che sciocco che ero già molti, molti anni fa quando ascoltavo Domani e la usavo per cercare d’inchiodare un dolore passeggero, inseguire ancora una gonna evanescente su e giù per le scale della memoria. Che sciocco che ero quando me ne andavo con i finestrini abbassati lasciando che l’autoradio cantasse Guapa loca. Mi piacevano le rime, abbassavano i misteri del ritmo alla mia portata. Che sciocco quando pensavo a un’altra cosa che ho perso. Incredibile quante cose si perdano negli anni, eppure ne rimangono ancora da perdere, vorrà dire qualcosa no? Che la maggior parte delle disperazioni non sono tali, o questo le proteggerebbe con triste facilità…
Mi trovate cambiato?
Riguardando vecchie foto
Tutto torna a sfaldarsi, e poi a ricomporsi, in quel tuo sorriso che non cerca protezioni, ma solo di restare ancora un poco, nel cuore. Di venire appresso, di guardare da sopra una spalla, leggera. Sei rimasta bimba, ma che sorriso, è così serio. È così infinito che trascende tutte le cose che non hai fatto. È così incapace di fermarsi lì, al 1983. Il tuo sorriso continua. Sta sempre in salotto, e poi su, per le scale. Come si fa, come si fa a diventare grandi? Com’è, com’è che tu lo sapevi già? Com’è che facevi quando faceva male? Mi dispiace, sai. Piango, mi lavo i denti, torno. Hai…
La montagna e il capriolo
Ho sonno, non ho dormito quasi nulla. Il cielo era spaccato: una ampia massa di nubi fuggiva verso est, travolgendo un banco di nubi più scure, che pascolavano il pezzo di cielo toccato loro in sorte. Il cielo si struggeva fra anime contrapposte, che non trovavano margini di convivenza. L’inquietudine fu assorbita dal Viandante, che vagò con lo sguardo alla ricerca di soluzioni o per lo meno di appigli da cui partire a riparare la fragilità del cielo che temeva andasse in pezzi. Indugiò con lo sguardo alla sua destra, su una montagna che sorgeva nella direzione da cui le nuvole rapide sembravano provenire. La montagna occupava la sua fetta…
Ho
Ho le riunioni. Ho i progetti. Ho il MacBook Pro che trabocca istanze di Eclipse. Ho i repository e del codice dentro. Ho l’HTC Desire e la ROM Oxygen. Ho il timbro, c’è scritto ingegnere e la mia matricola che contiene una W, come tutte le targhe delle macchine che ho avuto. Ho l’iPad con sopra iOS 5. Ho il corso di tedesco, al Goethe Institut, il martedì e il giovedì sera. Ho, da poco, lo Stammtisch il mercoledì sera, dove conosco gente interessante e ne approfitto per incontrare Elena, Camille o Nicolas per una birra. Ho tanti libri, di cui parecchi iniziati, in corso. Ho una festa a cui…