Sto leggendo “La mia Berlino” di Monika Maron. Berlino è invece popolata di me. A Berlino, se ne avessi voglia, potrei incontrarmi cento volte al giorno, a ogni età, raggiante di gioia o in lacrime, sola, in compagnia, innamorata, piantata in asso; dappertutto posso starmene accoccolata in attesa che io passi di lì. In una notte d’estate mi basterebbe camminare lungo la Schönhauser Allee, verso le quattro di mattina, per vedermi mentre, credo un po’ brilla, al fianco di un giovane – non so più neppure chi – prendo una bottiglia di latte da una cassa depositata di fronte a un negozio di alimentari, non senza lasciare i soldi giusti…
Finestra
Mi sono svegliata presto. Quel sogno: camminavo in un paese dalle vie di polvere sottile, le case bianche a corolla. Una lunga passeggiata, ariosa. Rientravo al mattino presto e passavo alla tua finestra. Nella stanza un ragazzo dai capelli lunghi. Lo guardavo e capivo. Gli chiedevo se tu fossi sveglia. Ed eri già lì, che mi davi le spalle, appoggiata alla scrivania. Ti voltavi e mi spiegavi, che la memoria è un gioco strano, il tempo solo un aspetto delle cose. Che è inutile guardarne una fetta, quella che corrisponde a questo momento, quando lo possiedi tutto. Lo srotolarsi di passato e futuro in ogni singolo momento. Che certe cose…
Boschi e storie
Lascia che il calore si condensi piano e diventi coraggio, poi apri la tua mano e raggiungi la mia. Smetti di pensare: lascia che ombre e dubbi cadano come foglie stanche; non ti servono più. Seguimi lungo questo sentiero più antico delle mie parole. Fidati dell’odore di sottobosco, del taglio sottile del cespuglio di more. Qui, dove la saggezza del bosco ci protegge dalla malinconia del tempo, voglio costruire un riparo e in questo riparo raccontarti una storia. È una storia bellissima, sai. È una storia che ho ereditato come un pezzo di cuore, è nata da tutto l’amore e le speranze che ho ricevuto in dono: le sue…
Denso
Il modo denso che avevano i minuti di caderti dagli occhi, affastellarsi fino a diventare interi pomeriggi: infiniti e troppo brevi Ho immaginato tutto, sai. Ero solo io che vivevo lungo l’autostrada, che invece di tagliarlo quel filo nero, lo usavo per colorare la notte e le lunghe ore. Ho voglio di guidare per ore: la luna alla mia sinistra, che investa di una luce spettrale me e solo me, poche altre auto a fare da cornice, senza poter incidere in quello spazio che è forzatamente solo mio. Guidare di notte. Raggiungere gli oggetti nell’abitacolo, un CD che vesta meglio l’umore, una red-bull a mescolarsi a quel sapore…
Conta
Piove finalmente. Ho mal di testa e guardo fuori dalla finestra. Mangio uva sultanina, in casa non ho altro. Conto fino a dieci. Ancora ricordo i nomi di ognuna delle mie preoccupazioni quotidiane, il peso specifico di ogni sciocchezza. Conto fino a cento. Incespico nelle liste di cose da fare, nell’annaspare di elenchi, di scadenze, di aspettative altrui. Conto fino a mille. C’era qualcos’altro, vero? Qualcosa di più importante. Conto fino a un milione. L’importanza del mio respiro. Esco. Cammino vicino casa: piove, piove forte. È passato tanto tempo da qualsiasi cosa. Io sono separato da ogni battito del mio passato, da ogni…
Ricette
Ricette, ognuno ha le sue. La mia consiste nell’uscire per andare a lavoro alle 8.30, tornare alle 19.30, aprire una birra rossa a stomaco vuoto e ascoltare Brancaday a volume rispettabile. E poi ci sarà da preparare un po’ di slide e un po’ di valigie: a Maggio talk a Firenze e in Spagna. A Giugno una conferenza a Zurigo e una Summer school a Bertinoro. Prevedo periodi di acqua alla gola. A meno che un Dio benevolo sappia mutarla in qualcosa di più bevibile.
Ma voi ditemi
Esiste una canzone più bella?
Spazi, libertà, spezzoni
…immagini confuse. La confusione è un filo senza capo, una scena che non inizia e non finisce. Dapprima immagini e poi suoni e parole. Uno spezzone che si ripete, sempre più indistinto, sempre più privo del contesto. Non era primavera da un sacco di tempo, l’avevate notato anche voi? Che poi, mi dico, magari era primavera e non c’ho fatto caso. E sapete perché? Per lo stesso motivo per cui ho meno chilometri sotto al sedile, ho meno vagabondaggi insensati, per cui piego ogni ora a un tentativo di scopo: ho privato di ogni spazio ciò che non aveva una giustificazione da presentare e sono rimasto così, un…
Perdere Venezia
– Ne resta una di cui non parli mai. Marco Polo chinò il capo. – Venezia – disse il Kan. Marco sorrise: – E di che altro credevi che ti parlassi? L’imperatore non batté ciglio. – Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome. E Polo: – Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia – Quando ti chiedo d’altre città, voglio sentirti dire di quelle, e di Venezia, quando ti chiedo di Venezia – Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia – Dovresti allora cominciare ogni racconto dei tuoi viaggi dalla partenza, descrivendo…
Ah, i frantumi…
E poi non ho pensato più. Allora le possibilità impossibili si sono frantumate in mille sfaccettature, in “forse” raggiungibili, in mezze verità, in mozzichii di soluzione, in percorsi ricchi di curve a gomito, in scorci color pastello. Là io me ne stavo a sorridere, del riflesso sul vetro scuro, della luce che si contorce ad abbracciare la bottiglia, a sedurla in un gioco di rimandi. Ho guardato tutte le strade apertesi e ho sorriso, non perché qualcuna di loro fosse particolarmente giusta o avesse quel suono assoluto di verità annunciata, di fanfara ampollosa e certa. Ho sorriso perché tutti quei percorsi semplicemente erano, e il loro combinarli era la possibilità…
Cielo baleno
Guardavo, così, distrattamente, e ho notato l’aridità del cielo baleno sopra di me, di quello spazio grande e vuoto in cui ho lasciato cadere sgocciolii di pensieri, mezze intenzioni, sogni mozzicati. A tenermi la voglia in tasca per giorni migliori. Allora ho pensato che non é quella la risposta, che non ci sono semi da aspettare crescere. Che aspettare, di per sé, è già errore, é già distrarsi dai giorni che sfuggono, che la Vita è quella cosa che succede mentre noi siamo impegnati in altro (1), magari a seminare in un cielo baleno quello che ci tiriamo fuori di tasca, pigramente. È tutto qui? ma dimmi tu non…
Ci sono
No. Quanti schemi ci sono, quanti modi predefiniti, quante strategie di felicità. È curioso, sai, come cerchiamo di trovare un modo di incastrare le nostre vite dentro a questi schemi per lamentarci poi di ogni deviazione, di ogni strusciare lungo i bordi di questa Vita che scalcia e ci ricorda che è più viva di quanto sappiamo gestire. Lasciala fare. Abbi un briciolo di fiducia, pensa che la fuori c’è un universo che sotto sotto ha un suo senso di decenza e abbastanza curiosità da volerci coinvolgere in giorni luminosi. E comunque oggi ho fatto le mie prime esercitazioni di laboratorio. Molto divertente. Ah, il sarcasmo sui discenti, ah le…
Disperazione catatonica
…la prossima fase sarebbe stata probabilmente uno di quegli incubi introspettivi, diabolici e intensi. Quattro ore o giù di lì di disperazione catatonica. Pressione, stress. Per cosa, per quale ragione? La ragione ultima è il modo profondamente sbagliato di guardare alle cose; questo desiderio malsano e corrotto di trovare un’intensità in quel che capita sotto mano. …con un po’ di fortuna la sua vita sarà rovinata per sempre, pensando che proprio dietro una porta, in tutti i suoi bar preferiti uomini con camicie rosse di lana provano sballi incredibili con cose che lui non conoscerà mai. Io credo che ci siano delle risposte e che trovarle significherà rinunciare a quella…
Maggio
Mi è venuta questa ossessione per Maggio, non so perché. Non ti ho mai perdonato il tuo temere Maggio, il suono stridulo della tua paura. Il tuo ridere di fronte a ogni problema facendoti scudo delle tue insicurezze. Non ti ho perdonato poi quel tuo rifuggire le distanze: non lo sai che la distanza è pensiero, è scelta? Non hai capito che non esistono scelte eterne ma solo un numero infinito di conferme? Domandamelo ancora, cara, anche oggi che il cielo è scuro. Avrai la risposta di oggi, non l’avanzo di ieri, cucinato in un giorno dal cielo terso. Che cosa, poi, temevi in Maggio? Lo schiarirsi di possibilità? Gli…
Biglietti
Ci sono biglietti che compri e non usi. Vienna e poi Dublino. Ci sono vizi e vizi da coltivare. Alcuni hanno il sapore amaro degli anni. Niente check-in. Ci sono correnti che ci portano oggi lontano da dove saremmo voluti essere, domani dove non saremmo mai stati capaci di arrivare da soli. Poi c’è l’infatuazione per l’inerzia, il gusto provocatorio di spendere i minuti come se appartenessero a qualcun altro. Io non lo so, onestamente, dove sarò, forse neanche dove voglio andare. So però come voglio viaggiare e so che domani, a San Patrizio, io farò ciò che è giusto e buono: scempio di me, fino a cancellare l’aberrazione della…
Post preferiti del 2011
Ho aggiornato la lista dei miei post preferiti includendo quelli del 2011. Quest’anno ce ne sono diversi su viaggi o esperienze, per fortuna. Quando piove Io vado un po’ più in là Nel tempo e nello spazio Non l’ho fatto July 2011 – Luglio 2011 Capita Cappotti Albe e tramonti Strade larghe Libri Scusami
Là
Dove la notte dimentica l’odore il giorno e rinuncia a cercarlo. Dove la notte lascia cadere i dettagli e si specchia nel frinire dei grilli. Là, dorme il Senso. Protetto dalla luce soffusa, ammaliato dai silenzi del bosco, dalle mille malizie di ogni cespuglio, dall’incessante canzone dei segreti di larici e abeti. Là, dovrei cercare, me e il mio tempo, e il vero suono delle mie parole. Questo ronzio invece, è buono solo per questa recita da due soldi, questo passatempo in attesa di un treno che non arriva, in una stazione fuori tempo, fra binari rabberciati e orari dimenticati. Là, dovrei seppellire la confusione, dove la luna non…
Limiti
A volte mi scuoto dall’ipnosi che mi affligge, smetto di osservare il modo distratto di cadere dei giorni come non mi riguardasse. In quei momenti cerco la porta, che, mi pare di ricordare, da su un modo di possibilità complesse, di combinazioni infinite e di spunti nascosti nella forma di una foglia, lo snodarsi di una strada, l’agitarsi di una cappotto multi-colore o lo squarcio di una risata argentina in una via monotona. In mezzo a quelle possibilità riscelgo invariabilmente le stesse: comprare un altro libro che non avrò tempo di leggere, e un altro che non avrò voglia di leggere. Come se la libertà la si potesse tirar…
Stanotte
Stanotte ho sognato, sai. Mi sono svegliato e avevo ancora le immagini dietro le orecchie. Cartoline ricordo rimescolate senza un ordine. C’era una mensa del Poli che però era all’aperto: le lunghe tavolate di legno, le panche sberciate. C’era una mia compagna del liceo, c’erano amici dell’Erasmus: ce l’avevano con me perché non li avevo salutati. Ho pensato alle sensazioni vivissime che ti fa provare il ricordo delle persone che non vedi più; la perdita insanabile del non conoscere più la strada per la loro camera, i loro pensieri quotidiani, che cosa li immalinconisca. Credo che ci sia, in quella malinconia, la mancanza di ciò che eravamo e più non siamo,…
Edera
E poi sarà scelto, mi strapperò l’edera che mi cresce lungo le caviglie, che si attacca al ginocchio e mi buca la pelle. Poi è successo. Non ho più l’edera. I riverberi distanti richiamano pensieri distratti nelle passeggiate lungo al fiume. Ma io in questa vita qua ho pochi, pochissimi pomeriggi troppo vuoti in cui annegare. Non ho lo spazio. Non ne ho. Ho l’assenzio io, che avvelena dolcemente le mie vene. Ho le vene io, da spendere in avvelenamenti dolci. Non mi fermo mai lungo al fiume, non mi sporgo oltre la balaustra e non lascio la mia impazienza giocare con i riflessi della superficie. Non c’è abbastanza futuro…