Ricordo le tua labbra grandi. Le osservavo, con desiderio e meraviglia. Le sfioravo, con lo sguardo, poi scorrendo lentamente il pollice su di loro. Sapevo, sapevi che mancasse qualcosa. Lo sapeva l’aria, irrequieta di quel suo tremolio. Una donna qualunque a quel punto avrebbe tirato fuori dalla borsetta un rossetto buono per ogni giorno, di un rosso opaco intenso. Tu invece ti copristi le labbra di piombo. Io non capivo, tu non sapevi. Il piombo diventò incandescente a contatto con le tue labbra ed il modo in cui mi guardavi. Le appoggiasti sul mio petto. Non avvertivo neanche l’odore della carne che bruciava, il piombo che si faceva strada verso il mio cuore. Provai rancore per un periodo brevissimo: appena oltre il dolore io già sapevo fosse necessario. Quel bacio sul cuore era la mutazione che lo esponeva agli elementi, che lo faceva rimbombare ad ogni tuono della tua voce, e poi ad ogni tua eco, che esplodeva nella valle e poi oltre distanze piccole e grandi.
Ci sono cose che ho capito. La più importante è quanto fosse ampio e forte il mio cuore. Capace di sopravvivere al piombo, assimilarlo, non lasciare vincere la propria natura. Nel mio cuore c’è piombo ma è diventato parte di me. L’ho usato come uno degli elementi che mi servivano nel mio percorso per diventare uomo. Poteva diventare cicatrice e mutilazione: ne ho fatto mutazione. I miei ventricoli sono ampie sale dalle volte decorate di motivi in piombo, le valvole rinforzate da uno scheletro di piombo, le arterie di ingresso sono mantenute larghe e protette da anelli di piombo. Di ogni morte ho fatto una rinascita.
Una cosa non ho permesso al piombo: di farsi occupazione di spazio. Io l’ho usato come elemento per fare il mio cuore più ampio, più capace, più robusto. Oggi ci sono sale immense dove si muovono serene ampie e profonde amicizie, qualche fantasma che danza, protetto nella profondità del mio petto accogliente. Vi è spazio. Io credo nello spazio di tempo e attenzione: ne tengo sempre in serbo, per le cose importanti che hanno ad accadere. Ho imparato a riconoscere l’odore del piombo. Mi dirà quando aprire le sale che ora conservo, generose e vuote. Nel mio cuore vi sono ampiezze, di cui talune vastità sono aperte molto raramente.
Poi a proposito di cose che rimangono dentro: sono stato al concerto dei Guns n’ Roses, con A. e P*** P***, D. e F. E alle loro canzoni sono legati così tanti momenti. E a loro. È stato bello parlare con F., ripensare a quanti anni e cose abbiamo vissuto insieme. Una gita di altri tempi: strepitosa.