Mi sembra di aver passato la mia Vita a ricominciare.
La prima volta stavo aspettando di compiere otto anni. Ero seduto su un divano in via Cassini. Mi diedero una notizia e io provai, per un attimo, una fuga poco convinta. Chiesi se fosse uno scherzo. Non lo era. Era la prima volta che dovevo provare a re-immaginare tutto.
Negli anni ho riniziato in modo meno traumatici, piu’ entusiastici. Ho cambiato amicizie, case, paese, lavoro, relazioni. Ho raremente vissuto piu’ di un anno senza un cambiamento che mi costringesse a re-immaginare una parte significativa del mio modo di vivere.
Forse il cambiamento si sollecita come un muscolo, e con il tempo si sviluppa, risponde in maniera piu’ rapida, si estende con piu’ vigore. Forse e’ una giuntura, e si consuma. Fino a quando fa male e non si immagina piu’ di potersi rinnovare. Forse e’ un misto delle cose.
Credo che in qualche modo sia anche io parte di questa generazione in cui non mi riconosco.
Una generazione per lo piu’ intrappolata in eventi che non accadono, in decisioni sempre rimandate, in fasi della vita che stagnano. Ma anche una generazione arrendevole, che non prova fino in fondo. E questo no, non posso dire che mi appartenga.
E quindi?
E quindi ricomincio. Perche’ in fondo le mie non sono mai scelte. Sono semplicemente il fare quello che avverto di dover fare. Anche quando non voglio. Anche se e’ una Vita che non voglio. Anche se avrei voluto tante volte solo tornare indietro e chiedere ancora se fosse uno scherzo. Sperare che la risposta tardi un poco di piu’ ad arrivare. Coltivare un dubbio impossibile un po’ piu’ a lungo. A volte un dubbio e’ tutto quello che serve, a volte un dubbio e’ tutto quello che c’e’.
E invece non ci sono divani. Solo stanze stantie, suoni che non rimbombano. Ci sono io, c’e’ il mio sguardo. Penso, scrivo, cammino, rifletto, riparto. In una parola ricomincio.
A volte penso a quante persone ho incrociato. Provo a contare quanti abbiano vissuto sempre nello stesso posto, parlato per anni di un lavoro da cambiare, di una relazione da rinnovare. E rimangono radicati dove sono. E’ sciocco, giudicare con un metro sbilenco vite che non m’appartengono, cosi’ distanti. Eppure me lo chiedo che impressione faccia tanta stabilita’.
La cosa strana e’ che per carattere credo di essere portato a costruire cose solide, a essere affidabile. Qualcosa di inamovibile, su cui contare. Chissa’ perche’ allora proprio io, fra molti, continuo a ricominciare, a rinnovarmi.