Come si sciolgono i nodi?
Non lo so dire. So che mi ritrovo di nuovo a prendere il largo. Il porto gia’ diventa un ricordo, un aggrapparsi a una memoria. La nebbia lo abbraccia, lo avvolge. Dice di proteggerlo ma a me sembra strapparlo via con una dose di egoismo che non capisco.
E quindi mi ritrovo a camminare lungo il ponte, a cercare di capire, di riprendere familiarita’ con questa dimensione che avevo lasciato cinque anni fa.
L’appartamento e’ grande. I suoi 142 metri quadrati non so di cosa riempirli. Non ho abbastanza mobili, idee, energie, progetti. Vago per le stanze vuote, inseguo termosifoni che fischiano. Cerco di capire cosa, perche’. Che cosa separa il mio cammino da quello di chi mi sta attorno.
Chi si sposa, chi ha un figlio, chi compra una casa.
Io?
Potrei rispondere elencando i viaggi, i paesi in cui ho vissuto, i contratti che ho concluso, l’ammontare del fatturato, il numero di conferenze a cui ho parlato, i successi raccolti in questo o quel modo. Pero’ mi si seccherebbe la lingua, mi si attorciglierebbe nel mio disinteresse.
Cosa importa?
Non so. Prendo il tempo di capire, di stabilire desideri prima di tracciare rotte.
Mentre penso prenoto i biglietti per Amsterdam e Monaco. Apro una cartina e guardo la strada che separa da una notte verso Strasburgo, da un mattino a rincorrere orsi bruni e teste piatte in rotta verso Bruxelles. Che poi a Bruxelles ci sono appena stato. Che ti hanno chiamato mentre passeggiavamo. Che mi aspettavo che poi avresti sorriso al telefono ma non lo hai fatto. Che poi quell’aereo che non partiva, e non partiva ancora, e il pullman, e poi siamo arrivati, ma tardi.
E allora cucinero’ il Coq-au-Vin e poi vedremo. Vedro’. Capiro’ come ricominciare.
Perche’ a volte il sangue mi abbandona e divento pallido, la testa gira senza mire. Ma continuo. Non so come si crolli, non so neanche piu’ come si sia stanchi.