Sai, ho ragionato a lungo. Alla fine scelgo le emozioni: incontrollabili, piene, vive. Potresti dirmi che sono ritornato alla scelta che mi scorreva nelle vene, in gioventù, ma credimi, si tratta di una scelta estremamente diversa. Allora era l’unico modo che conoscevo di affacciarmi al mondo. Lo comprendevo solamente tramite l’emozioni. Erano per me uno squarcio di comprensione, capace di scavare la mia pelle dura, il mio intelletto rallentato. Era una scelta inconsapevole, o l’assenza di scelta. Oggi invece ho tagli e cicatrici lungo tutto il corpo. Li potrei leggere come suppliche, come richieste di fare scelte differenti. Di risparmiare violenza all’animo. Perché ora è diverso, ora lo so che…
Viaggiare
Quando viaggi abbandoni la tua pelle a seccare da qualche parte, te ne sgusci via e gironzoli per il mondo, alla ricerca di chissà che, magari di una scusa, per essere diverso. Epperò viaggiare per lavoro sa di prostituzione, di gente capace di misurare il valore del proprio tempo e darlo via, in cambio di denaro, e pacche sulle spalle. Che faccio signora, le do un paio dei miei giorni su questa terra? Ne sono venuti due e mezzo, che faccio, lascio? È un mercanteggiare da poco, da pezzenti. Mangi male, idolatri schermi che ti indicheranno a quale gate si trovi la prossima connessione. Finisci con il conoscere il percorso…
Sangue
Mi ricordo quando mi sono chinato su di te, ho preso le tue mani fra le mie e ti ho chiesto di avere fiducia, il tempo necessario a lavarti via il sangue dalle braccia, il tempo necessario che tu potessi guarire ed essere ciò che io vedevo in te. Me lo ricordo perché poi io sono rimasto seduto su quella pozza, molto dopo che aveva smesso di rifletterti. Ho poi forzato un sorriso, ripensando a quanto il tuo passo fosse divenuto più leggero. Ho pensato fosse una cosa buona, e che forse avevo dato un momento d’attenzione a quel seme, ed ero corresponsabile del fatto che ci fosse un poco…
E poi capita
Capita che anni dopo reincontri le persone, in pelli diverse. Certo, non per intero ma cogli nello sguardo, in un certo modo di pronunciare le frasi un riverbero. Com’è possibile che tu sia tornata dopo tutto questo tempo? Com’è possibile che io sia ancora qui? Forse è questo invecchiare: è ricominciare. È vivere ancora quello che hai già vissuto, più preparato e meno capace di farti travolgere dagli eventi. Non sono sicuro sia una cosa buona. Ma si tratta solo di un piccolo riverbero e dietro, dietro c’era altro. Ho ascoltato, ho parlato, ho sorriso. Mi sono alzato e non avevo più l’influenza. Stavo meglio. D’altra parte lo sapevo che…
Perché la mia fine
Mi sembrava di stare discutendo con un fantasma. Che tu non potessi più essere qui, io e te parlare come quando i nostri pensieri erano allineati e c’era un filo che correva, fra te e me, e lungo quel filo eravamo capaci di comunicare, di parlarci. A volte quel filo lo tiravo, per avvicinarti a me, a volte eri tu a dargli uno strattone leggero, per richiamarmi all’attenzione dei tuoi occhi. Perduta quella chiave, le nostre parole annaspavano, cadevano a terra, troppo pesanti, incapaci di trasportare vero significato. Per me eri già persa, resa irraggiungibile dall’impossibilità di comunicare. La chiave per decifrare il modo di stringere gli occhi, di aggrottare…
Spazio
Poi dove era confusione, movimento, depositi di pensieri, e ricordi, e passeggiate lungo i ponti, e domeniche di grandi tazze di caffè, poi, poi è rimasto un grande spazio, vuoto. L’assenza. L’assenza è una parola di sfuggita, sulla soglia. Sai, tutto meriterebbe fini più curate, più proprie. Specie questo. Quello spazio così grande è decorato da una dignità fredda, da una schiena dritta. E dall’idea, ferocemente determinata, che quello spazio sia una possibilità. Da riempire. Io sono ancora qui, dove mi sono ritrovato più volte. Sono ancora qui, dove la mia voce risuona profonda. Sono ancora qui. Eppure non sa di casa, nonostante tutto il tempo che ho abitato questo…
Tendenzialmente
Certe donne rimangono così, come un sogno andato di traverso, come un pensiero che ti rimane a metà, fra la bocca e l’anima, perfette per bloccarti il respiro. Piano piano sparisce ogni traccia. L’odore, che prima era nell’aria, ora riemerge solo di tanto in tanto da un vestito, da un angolo di casa, dal modo di disporre un oggetto. I segni sono pochi, gli oggetti diventano a poco a poco solo miei, abitati dalle mie storie, dal colore del poi. Sai, a volte sono stato sciocco. Mi servivano sette volte sette schiaffi al cuore perché ripartisse, perché non fosse più ingolfato. Dall’altra parte, ti dirò, sono un uomo che si…