Le prime parole che ho detto in Germania sono state una mezza bugia. Una signorina bionda e alta proponeva l’acquisto di una carta di Barclay’s. Mi ha chiesto “Leben Sie in Deutschland?” e io le ho risposto di no. D’altra parte non avevo ancora preso le chiavi.
Ho camminato sotto un sole deciso, lo zaino e la piccola valigia. Ho aspettato la signora Bierbrodt, che non arrivava.
Poi eccola la casa, piccola, piccola. Sembra di stare in una stanza di albergo: c’è tutto, dalle lenzuola agli asciugamani. E le posate e i piatti. Ho fatto spesa. Ho dimenticato alcune cose. Ho aperto una birra.
Dalle persone che amiamo, se pure sono lontane, ci viene una gioia, lieve però e caduca: la vista, la presenza, i rapporti diretti danno un vivo piacere, soprattutto se abbiamo davanti, non solo la persona che vogliamo, ma come la vogliamo.
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“E come me la caverò?” chiedi. Non puoi sfuggire al destino, puoi solo vincerlo.
Io penso che per quanto si possa essere soli non lo si può mai essere come lo si è da ragazzini, certi pomeriggi. Poi dipende dalla storia di ognuno. La mia, certi giorni, mi stringeva forte il cuore, lo sentivo battere e non potevo liberarlo da quella stretta. Oggi, oggi io ho la birra. Ho tante battaglie vinte alla spalle, che quasi non importa quante ne perderò.
Credo sia umano cercare un confronto fra questa e la mia precedente esperienza teutonica. Allora avevo l’Erasmus e le amicizie che porta in dote. Questa volta avrò un lavoro, da Settembre, che potrà riempire gli spazi che non saprò riempire io. Ma ora c’è questo spazio, vuoto, di quelli che col Vuoto ci devi fare i conti. O dargli da bere. Poi, verrebbe naturale pensare a quanto successo nel mentre, in questi quattro anni che mi han fatto più vecchio. Mi verrebbe da dire che non è successo niente, perché certi eventi li ho consumati a furia di pensarci. Ci ho scritto un (brutto) libro. È abbastanza, no? Dall’altra mi sembra che, sì, il lavoro, il dottorato, ok. Ma per il resto non sia successo niente. Lo so che in qualche modo non è vero, che sono cambiato, e in meglio. Che forse sono pronto a cogliere qualcosa; dove: qui? Quando: adesso? Chissà.
Ci sono tante possibilità e porte e sere e ore e birre. A me combinarle nel modo giusto.
Vi voglio bene.
Ooo, è adorabile la tua casina ^^
Grazie Barbarina :)