Finalmente ho visto Vienna, per la prima volta, credo, salvo ci sia passato in qualche viaggio e ne abbia perso memoria.
Ho conosciuto tanta gente, sono stato sul balcone di Irina e di Dea. Ho parlato con chi si è rotto una gamba, con chi lavora in Delphi, con chi nuota. Ho camminato tanto, tantissimo. Sono andato in bicicletta, quanto bastasse per sudare. Ho bevuto una cosa che non è Palinka (ma praticamente sì) fino alle sei del mattino. Soprattutto ho continuato una chiacchierata che era iniziata lungo un altro fiume e che é proseguito sulle sponde del Danubio.
Sono partito senza un’idea del ritorno, sono poi tornato più tardi di quanto avessi programmato. Sono tornato con le domande che ho saputo non pormi e con altre.
Sono tornato a Monaco, a sentirmi a casa. Ho preso la U2 e poi era chiaro che ci fosse il 140 ad aspettarmi. Io però ho preferito camminare, nonostante dovessi fare in fretta, per andare allo Stammtisch.
Alterno vita e nostalgia, come fossero logiche conseguenze.
Di sicuro ho imparato. Ad esempio ad ascoltare Hurt di Johnny Cash.
Che poi tu il mio libro l’hai letto. Sei una persona fantastica.
Vienna è uno dei tanti posti che devo ancora visitare. Prima o poi. Chissà.
Merita davvero, l’ho trovata più caotica e più “imperial-godereccia-simil-chic” delle città crucche.