C’era un tempo dove, o meglio quando.
Un tempo dove, a ben pensarci, non è che essere volesse dire consumare. Non è che la misura attraverso cui si misurava la dignità di una vita fosse, in misura pressochè totale. La possibilità di consumare, l’abilità, la predisposizione e l’interesse nel farlo. Oggi mi rattristo a pensare a chi non può acquistare perchè mi hanno preso i canoni, le misure e me le hanno cambiate.
Un tempo dove potevi sederti ad ascoltare la canzone del sole. Una chitarra. Compagnia. A condividere quella tensione a qualcosa che rimaneva insoddisfatta, inespressa.
Un tempo in cui avevi più orizzonti che modi di occuparli. Dove potevi fare e quello che ti bloccava era la capacità di immaginare. E qualche soldo, così, per fare benzina. Per comprare un panino. Ma erano dettagli e, con inventiva e la giusta grinta, potevi farne a meno.
Un tempo che non era oggi. Un tempo in cui le persone non avevano l’abitudine di essere morte, se non così, per eccezione. Un tempo che i rimpianti li dovevi ancora immaginare, che li abbozzavi e facevano quasi tenerezza.