Se voglio fare lo scrittore famoso devo esercitarmi un poco. Che dite?
Mi chiedo dove sei.
Sei nella strada deserta, nel vento che l’accarezza. Hai mai provato a consolare il vuoto?
Sei nell’estate di una foto che si arriccia ai bordi, in un’altra che hai perso.
Sei un sorriso che è sparito, nella deriva della ragione, della sicurezza e del piano cucina scintillante.
Sei fra la bolletta dell’Enel e quella del gas, sotto al letto a far l’amore con i mostri.
Sei esplosa in mille pezzi, frammenti che non ritrovi neanche tu. Te ne volevi disfare? Che fosse più semplice vivere senza essere il culmine del sole di Maggio, senza l’assoluto potere di un sorriso che si scompone, senza il dolore lancinante di chi prova a disegnarti un cuore a sua immagine e somiglianza.
La memoria rimane con noi, anche quando la rinneghiamo. Starà bene quel tuo vestito marrone con le cravatte che indosserò fra dieci anni? Stonerà la felicità reale dell’uno con quella costruita dell’altro? Si rifletteranno a distanza le nostre ricerche separate? Immagineremo giochi di rimandi dove, poi, c’è una strada deserta e un metro in più giorno a giorno. Chi cambia casa, chi macchina, chi cappotto, chi amici, chi giochi, chi desideri, chi maturerà e non ci sei, chi si dispererà e non lo sai.
Torino ha strade troppo larghe, certi giorni. Ti rimbombano nel cuore.