Capisco, col tempo. Scopro. Ad esempio che l’aperitivo linguistico è un pacco totale. Alla fine siamo solo io e Silvia, chiacchieriamo. Andiamo al Beamisc (sì, si scrive così). “Sai dove sono i bagni?”. Sì, ne ho memoria confusa, di questi particolari bagni. Poi un kebab.
Mi alzo al mattino. C’è Strade. I Subsonica. Mi ricordo quel concerto, il tour di Rombo di tuono al Chicobum festival. A quel concerto c’era una vichinga, c’ero io che rovesciavo il cocktail di un buttafuori su un calcetto. C’era Giulia. E c’era lei, che tanto questo blog certo non lo legge: Mariacristina. Mi aveva regalato un piccolo buddha da portare al collo. Le avevo parlato un po’, c’eravamo scritti e io avevo capito male una lettera. Rileggendola anni dopo m’ero accorto di aver frainteso. Ho sorriso e ho imparato che le lettere bisogna rileggerle con attenzione. Sai, tuo zio aveva fatto dei lavori per un’azienda, che cercava programmatori ed ero poi per vie traverse finito a lavorare lì. Ti ho incontrata poi anni dopo e non t’avrei riconosciuta. Giocavi a chiamare il tuo ragazzo marito. Poi c’è stata ancora un’altra volta, che io ero tutto cattivi pensieri e cattive parole. Da allora, l’ultima, non ho più visto nemmeno Giulia. Così. Avevi un carattere forte e t’ammiravo. Ricordo il giorno che ti avevo conosciuta: facevi veterinaria con Giulia? Eravamo andati a mangiare alle Gru, c’era anche Andrea. Avevo dei calzini per la macchina e non so perché.
Ti avrò vista cinque volte in dieci anni. Non fa sorridere?
La Vita è strana, è confusa.
E poi chiudono quei locali che abitano la media valle. Locali dove vai prima di partire per l’Erasmus, dove incontri l’amico mezzo scomparso e poi tornato a Borgone, dove lei (non M., chiariamo) mi baciava fra i tavoli, dove ero più sensibile. E li chiudono, capisci? Tolgono l’insegna e via.
Perchè se stai svanendo io non ci riesco
A stringere più a fondo ora che sotto il mondo…
No, perché Giorgì ne sa sempre parecchie:
”Io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”
Is 49, 15-16
“Ecco”. Sa di determinato, non trovate?