Vivere è accettare uno scambio impari. Ad ogni scelta prendiamo una vita sola dall’armadio e ne scartiamo infinite altre. Allunghiamo la mano, e nello scegliere spendiamo un no definitivo, che non possiamo rimangiarci. Cose che avremmo potuto studiare, città nelle quali avremmo potuto vivere, persone, case, incontri, incidenti. Diciamo in un attimo una moltitudine di no che ci travolge.
Capita però che alcune persone ci rimangano come un punto di domanda, a chiederci che cosa sarebbe potuto essere. Se avessimo osato più o meno, se fossimo stati più o meno pazienti, avventati, egoisti, sicuri. Un bivio che rimane come un dubbio, a rendere tutto più instabile, a farci dubitare. Vivici tu poi, su una terra che si muove, che muta forma e aspetto secondo i capricci e i tremiti della memoria.
Chiamalo dubbio, chiamalo rimpianto, chiamala curiosità. Rimane tale e non importa cos’altro abbiamo avuto, costruito, afferrato con le unghie, coltivato, protetto o trovato per caso. È solo che quel dubbio ci ricorda che la nostra Vita consiste nell abbandonare tutto a poco a poco, e lasciare andare alcune cose è doloroso, come levarsi la pelle per metterla ad asciugare, per prepararsi a una rinascita e ritrovarsi in un corpo pieno di cicatrici, di memorie, mai più vergine. Non ti sembra di essere stato ingannato?
Forse sono solo monumenti che erigiamo apposta, muti testimoni di un tempo in cui eravamo giovani, belli, felici, e dalle infinite possibilità. Quando eravamo vivi ma senza avere ancora vissuto. Non lo potremo mai più essere allo stesso modo.
Sono come un segnalibro, per tornare a quel momento e ricordare chi abbiamo saputo essere, chi abbiamo potuto essere, chi saremmo potuti essere.
Io per sicurezza, per ricordarmi bene, mi sono fatto un nodo e l’ho nascosto in gola.
Einstein ha detto che il tempo è solo un’illusione testarda. Forse non ci siamo mai mossi, forse siamo ancora intrappolati a guardare mille possibilità, a cercarle con gli occhi fra la folla, impauriti di perderci in quel mare di scelte.