Una discreta quantita’ di porte chiuse e una nuova porta aperta.
Eccola, e’ la porta di una stanza di Lione, che e’ il mio ufficio. E’ una porta che dice molte cose ma tendenzialmente due. La prima e’ che mi trovo a Lione. La seconda e’ che ho un ufficio in casa, dove lavoro come freelance.
E poi apri la porta ti siedi, lavori, rispondi all’e-mail. A chi ti vuole mandare in Cina, cosi’ come a chi propone posti di lavoro a Londra, Dublino, Karlsruhe, Sophia-Antipolis, Belgio, Olanda e via discorrendo.
Vedo solo fugacemente la lista di porte alle spalle, quelle che non ho aperto e quello che ho chiuso. Quelle che ha chiuso un colpo di vento o l’incuria. Quelle che non ricordo piu’ dove siano o come aprirle.
Allora penso a certi pomeriggi oziosi a Rosta, a casa del buon Paolo O., a Daniele e gli occhiali spessi che portava allora. Ripenso a Nico, che ho rivisto l’altro giorno, e la selva di personaggi improbabili che tormentavano le nostre esistenze.
Siamo vicini, cosi’ vicini a Torino, eppure molte stanze che ho amato non le rivedro’ piu’.
Ma ecco, qui, in questo ufficio spoglio, costruisco una nuova vita che mi permetta piu’ liberta’. Per che farsene? Ma per aprire porte, e tornare a bussare a porte che siano alla periferia di Amburgo o poco a nord del Poli.