Come on come on comeSolo frammenti di pensieri Don’t ya know it’s cause, I’m a human being I just gotta walk around With my head on down Just like a human.. one more human beingMa perchè se ascoloi i Guns DEVO fumare?Ma perchè non sto sempre ad ascoltare i Guns?Kebab, caffè… una nuova istanza di giri ritriti. Ma con i guns ancora nelle orecchie, beh. E’ un’altra cosa. And if I want too many things Don’t ya know it’s cause I’m a human being And if I’ve got to dream Don’t you know it’s cause I’m a human being
Origini
Una volta per caso a cena era venuto fuori che mia nonna viene da una famiglia Walser, popolazione trasferitasi in Valsesia (fra gli altri posti) qualche secolo fa dalla Germania (la migrazione è andata avanti a lungo). Scambiando oggi e-mail con la zia e la nonna (famiglia di nerd eh?) scopro che il cognome della sua famiglia era Ferraris – Stürne e finora non sapevo di quella seconda parte. E’ una sensazione strana che ridefinisce un po’ da dove vengo. Io però la Germania l’amavo già prima… parliamo d’Europa oggi come fosse una novità e non sappiamo nulla di quanto siamo intrecciati fra noi. Federico Stürne, fa strano no?
Scorci di senso
Siamo tutti qui a cercare il coraggio, a giustificarci, a compiangerci, a smettere di fumare.Poi leggi di una donna spastica che a 58 anni riesce grazie ad un supporto informatico a comunicare per la prima volta e dice "Inizia la mia vita".E allora ti sembra di vederne un pezzetto, del senso e di tutto. E che fai? Ridi.
Parlando di cose serie, importanti
Potrei rivalutare il Sakè. Credo che Coma, Guns n’ Roses andrebbe fatta studiare nelle scuole.
Forse
Abbozzi di quando dormo poco Forse se fossi stato o stata in macchina con me in quel momento, la voce di Robert Plant che esplode lenta e densa, e il borbottio armonico d’un motore stanco. Se fossì stata lì fra la notte che accarezzava il giorno e la tua certezza che esso avrebbe continuato a negarsi. Se avessi potuto vedere la gioia di note che ti colpiscono, che percorrono gli angoli dell’abitacolo e via tutt’attorno la piazza e poi la città, incapaci di darsi un limite, controllate dalla propria ingordigia infantile. Io credo che, forse, avresti capito chi sono. E non avremmo parlato più. Che la meraviglia d’essersi capiti sarebbe…
Come
E’ come se l’aria si fosse fermata in quel particolare incrocio, rimane immobile. E’ impassibile, forse troppo carica, sicuramente colpita da quel particolare momento. E’ un rimanerci per sempre in momenti che non sanno più sfuggire, rimangono imprigionati in una parentesi fuori tempo. O è la vita a stonare e quelle le uniche note corrette? Rimane la sensazione che il torto debbano avercelo gli istanti che non hanno saputo inserirsi, armonizzarsi legandosi nel filo che abbandona il fuso e che segna l’incedere degli eventi, di decisioni smoccolate, di atti gettati lì fra i rovi, di pensieri accortocciati, di mani in tasca e incroci su cui sbatti la testa. Ma poi…
Mah
beh si non sto scrivendo molto, sarà che incappo in cose migliori di quelle ch’io potrei produrre, sarà che leggo Castelli di Rabbia e beh si bravo, sarà che oggi ho preso il mio Asus eee, sarà che Ahi Maria (Rino Gaetano) è una di quelle canzoni che mi mettono sottile malinconia, roba di cui nutrirsi insomma. E poi stasera Nico e Vale F. con Giorgì ai Magazzini di Gilgamesh a sentire suonare un amico del cugino del nonno del panettiere di chi? Boh. Cioè. L’importante era bere e fumare ieri pensando all’Erasmus, era non alzarsi alle 7 stamattina. Era il Capo col Chiodo, era seguire corsi con amici che…
Il mio alter ego
Ho un alter ego (in realtà ne ho molti ma di altri tipi di quello di cui vi parlo qui). Si chiama quasi come me ed ha la buffa caratteristica di non esistere. In effetti si tratta di me quando scrivono sbagliato il mio nome. Questo mio alter ego si è fregato anche la firma del primo articolo che mi hanno pubblicato su ioProgrammo di marzo. Coltivo buone speranze di riuscire però a difendere la paternità del secondo per lo meno. Attento famelico Federico Tomasetti, chi la dura la vince! Ciaozzamente.
Confronti
Anni fa al cinema vedevo l’appartamento spagnolo, pensavo di sapere cos’era l’amore e che l’Erasmus non era una così buona idea. Lo riguardo ora, senza risposte, con quella lontana proiezione d’una partenza che non mi sa di nuovo, ma di ennesima, di riprendere. Adoro grandi zaini da montagna, adoro chilometri e lingue, quel senso d’esser sconosciuto a genti e vie. Quel tornare a baciare (letteralmente) il suolo di Torino.
Finestrini molto lunghi
Raccogliere infiniti pezzi di silenzi rappresi è lavoro sfiancante, infame. Smetti.
Ritorni
Sarà bello essere in Trieste, tornare a curare la solitudine che ci passeggiava con me l’anno scorso. Ciao, parto.
Messaggi non richiesti I
La Technische Universität Karlsruhe è la più antica università tecnica della Germania, fondata nel 1825 sul modello dell’Ecole Polytechnique di Parigi, e sede tra l’altro della più antica facoltà di informatica, fondata nel 1972. L’Università di Karlsruhe riveste oggi un ruolo centrale nell’ambito della didattica e della ricerca nei settori dell’ingegneria, delle scienze naturali e dell’economia, grazie anche alla stretta collaborazione con l’industria e con gli istituti di ricerca nel paese e all’estero. Tale collaborazione garantisce che le tematiche oggetto dei corsi siano costantemente aggiornate e in linea con le esigenze del territorio e del mercato. L’ateneo conta circa 20.000 studenti ed è l’università tedesca con la percentuale più alta…
Io voto per il caso, c’è benzina e quindi non mi fermo
Io ero assolutamente contrario all’Erasmus. Pensavo che andarsene fosse ammettere che non si avevano legami, non si era stati capaci di creare qualcosa di importante. Poi un giorno ho sentito un’aria diversa. Avevo voglia di dare un altro giro alla ruota, mi sono iscritto ed ora salvo sorprese spenderò un anno a Karlsruhe; no, non so il tedesco. Alla riunione di assegnazione senti persone rosolarsi le prospettive nelle paure, "ho paura, ho paura… si ho già visto lo studentato, guardato le fermate della metro, informata sulla mensa, sui professori, sugli esami… ma ho paura…". Dubito ci sia una cura all’incapacità di vivere. E’ dura eh essere buoni, sarò cattivo ma…
Forse che forse
che mi stia risvegliano da questi giorni di pigrizia? Giusto in tempo per finire l’articolo e spedirlo, giusto in tempo perchè oggi mi arriva il secondo libro da giudicare, giusto in tempo per l’esame di lunedì. Nel frattempo mi riguardo quel gran film di American Beauty. Guardatevelo, godetevelo.
…interruzioni..
blah blah blah nella testa, lagne da riversare sul blog che però (per ora!) vi risparmio. Nell’attesa di rendere questo blog sberluccicante e pieno di fotine carine inizio collo scrivere il testo di una canzone, Little Boxes, sigla di Weeds. L’originale è degli anni ’60 circa. Little boxes on the hillside,Little boxes made of ticky tackyLittle boxes on the hillside,Little boxes all the same,There’s a green one and a pink oneAnd a blue one and a yellow oneAnd they’re all made out of ticky tackyAnd they all look just the same. And the people in the housesAll went to the universityWhere they were put in boxesAnd they came out all…
Tutto
rumore di passi, miei. Il selciato abbondanato dal tempo e dai suoni. Osservo i pensieri vagare nella mia mente. Non ho nulla e non mi manca nulla. Tu che non esisti ma sorridi ripensando con me a quelle fiere di paese in cui sfuggiamo fra i banchetti. A quel particolare ascoltarci fra tazze fumanti e parole sperse, fumanti anch’esse. Di ricordi che non hanno bisogno d’esser reali qui dove il confine fra verità e fantasia è lo stesso che fra te e me, sfumato fra pensieri e intensità. Come se avvolgerti le spalle bastasse a proteggerti da questa realtà con cui io mi devo confrontare e non tu, che rimani…
…
non pensavo di ritrovarmi a pensare che la notte è troppo lunga. Sto invecchiando credo.
bisogni
c’è questo bisogno di elaborare. Cammini verso il poli, riprendi i tuoi gesti, vai a dare un esame, senti un amico, torni ai tuoi progetti. Riprendi la tua vita ed è in quel momento che avverti quel dolore, quel pensiero che lui non possa. Taglieremo la punta delle feluche, un gesto stupido ed insignificante per alcuni forse. In un momento così "grande" qualsiasi cosa corre più che il rischio di sembrarlo. Ma quel simbolo resterà così per sempre e chi arriverà a guardarla col volto pieno di righe non potrà dimenticare quel ragazzo restato giovane. Può sembrare strano quanto alcune serate spinte a lungo, fino all’alba fra il vino ed…
Ciao Stefano
Ciao Stefano. Forse correvi a casa, non lo so. Mi ricordo di quando guidavi al ritorno di Bologna. Quella nostra "spedizione" ben diversa da quella tua in Libano in quel momento di tensione, eravamo in pochi del nostro gruppo ed eravamo orgogliosi di rappresentarlo. O quel viaggio a Pisa. Quante risate e quanti bolli che hai raccolto. E il "processo"? Quanto diamine avevi bevuto? Eh eh ti lasciavi prendere del gioco. Allegro, ti ricordo così. Quello spirito di gruppo che ci stringeva tutti e specie te, me e Alessandro. Come quando ci siamo arrocati sul gonfalone quella sera ad Avigliana. Non potevo dire di conoscerti bene ma ho condiviso con…
Canzoni scoperte
Vedi cara di Guccini, grazie a Panda amore e fantasia.