I «se» sono la patente dei falliti, mentre nella vita si diventa grandi «nonostante» Massimo Gramellini
Cristalli
Avrei voluto sapere dare forma alla felicità. Una forma in cui la felicità potesse rimanere. E invece ha rotto gli argini ed è andata via, tornata a rifugiarsi chissà dove, di modo che io debba di nuovo cercarla. Sai, avevo cucito con la pazienza di un baco da seta un luogo dove potessi vivere, l’avevo difeso irridendo ogni pericolo, facendo schermo di ogni lama che mi si agitava davanti. Certo della mia invincibilità. E avevo davvero vinto; te ne stavi lì, tutta quanta in un unico abbraccio, il mio. E aveva gli occhi liberi, con tutti quei pensieri e quell’Amore dentro. E poi sei scivolata via, come non potessi più…
Giorni
E’ questo il carattere dei giorni, questa impazienza che li strappa al calendario, li precipita alle spalle del presente in un gioco a rimpiattino continuo di cui, perdonerete, mi sfugge il disegno. E così l’un l’altro ad inseguirsi, a provare a carpirsi i segreti. Io ho visto la nascita di un amore grandioso, io lo scoppio di una guerra civile, io la fine disperata di una setta giapponese. Chiacchiere da bar dei giorni. Rimane un sapore semi-amaro, l’insoddisfazione nascosta dietro al palato, un sussurro all’orecchio che svanisce nell’accenno di una risata. E’ solo questo? Io non lo credo. Io credo. Anche al senso dei giorni. E se il mondo ti…
Cattura
Sono stato catturato dall’arlecchino elettronico degli anni ’80, Alberto Camerini. [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=kJKwhIBcu2s] [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=zDzieioM05g]
Giorni
Una sera a chiacchierare da Brandy. Fare le sei parlando. Una sera a mangiare la fonduta da Dani, rivedere Bertu, Giorgio e Francesca. Un giorno andare all’Ikea. E poi giù di trapano, e “personalizza” i mobili con la sega. Un giorno ad inquadrare il poster dell’ultimo concerto dei Bloodyguns. Un giorno a scrivere sui muri “Was immer du tun kannst oder wovon du träumst – fange es an. In der Kühnheit liegt Genie, Macht und Magic.” (Qualsiasi cosa tu possa fare o di cui sogni comincia. L’audacia ha in sè Genio, Potere e Magia). Ogni giorno bisogna ricordarsi di alcuni concetti.
E’
Natale è mia zia che dice che mi vuole bene. E’ mia zia che ridendo dice che ha bevuto troppo (è di famiglia?). Il 2010 è un anno che porta delusioni, ne rovescia generose dosi sul tavolo. Ma il 2010 è anche l’anno in cui ho piantato Semi. Propositi per il nuovo anno: – Chiacchierare spesso fino alle sei del mattino – Collezionare memorabili sbronze – Realizzare un prototipo di projectional editor per EMF – Finire la prima stesura del mio primo romanzo – Innamorarsi follemente e senza ritegno alcuno – Rimandare ogni tendenza suicida di almeno un anno Il 2011 è l’anno in cui scopro qualcosa in più di me….
Verbi
Ieri sera abbiamo parlato fin quasi alle sei. Parlato, mi piace parlare. E mi piace fare il vin brulè. Una volta ogni inverno, e siamo al terzo inverno. Certe tradizioni nascono così. Come la tradizione di trovarsi con gli amici la notte della vigilia. Ricordo due anno fa a parlare al vecchio Clancy’s con Giulia. Avevo la febbre ma parlammo fino alle cinque. A volte bisogna sentirsi una sorta di dio e costruire il futuro in cui si abiterà. Costruire. Ognuno ha il suo verbo, questo è il mio. Costruire e Difendere. Ora torno a vedere la fine di “Alta fedeltà”. Un film maschile, come dice Valeria.
Violenza
Come praticamente ogni organizzazione il Politecnico aveva organizzato in questi giorni una piccola “festicciola” prima delle festività: due parole del Rettore, quattro panettoni, addirittura un brindisi. Una piccola celebrazione per ogni dipendente: dai bidelli, agli amministrativi, ai dottorandi, ai professori. Ogni componente di quella complessa macchina che è il Politecnico. Una quindici di persone sono venute, insultando, ad impedire che questa celebrazione ci fosse. Hanno avuto il microfono, spiegato le “loro ragioni”. Poi il Rettore ha provato a spiegare la sua posizione, interrotto qua e là dagli insulti di due o tre di questi studenti. Fra le altre cose hanno detto che la gente là dentro “stava a rimpinzarsi fino…
Per dire
Non che chi ha la colpa di avere un genitore Professore debba ritrovarsi preclusa questa possibilità. Però certe cose mi sembrano curiose: Alla Sapienza, Giacomo, 36 anni, figlio del rettore Luigi Frati, sta passando in questi giorni dal ruolo di professore associato a quello di ordinario. Le procedure formali sono andate in porto il 19 novembre e ha battuto 25 concorrenti (di cui 24 più anziani di lui). Appena in tempo per schivare l’approvazione del ddl. Giacomo Frati, dunque, sarà ordinario a Medicina, la stessa facoltà dove fino a poco tempo fa insegnava la madre e dove insegna anche la sorella Paola, ordinario, laureata in Giurisprudenza. Stessa facoltà di cui…
Chissà
Le passioni a volte sembrano così leggere, fatta di un misto di zucchero filato e aria, tanta aria. Tanto leggere da galleggiare e poi salire, salire su, fino al soffitto, e poi condensarsi lì, contro quella superficie così concreta. Arenarsi, rimanere lì, a farci venire la muffa sul soffitto. Chissà com’è che si sgretolano i sogni, che rumore fanno quando spariscono. Che ne è di quello che ci abbiamo messo dentro? Cos’è, cos’è che succede ai sogni di grandezza? A quelle che chiamavi le tue passioni, le ragioni che ti venivano a chiamare al mattino, ti alzano e ti porgevano una tazza di caffè. Perché un giorno ti svegli e ti accorgi di…
Le meraviglie della mentalità imprenditoriale
Esiste un servizio chiamato iDump4u: per 10$ chiamano il tuo partner, lo mollano per te, registrano il tutto e lo mettono su youtube. Però. Mettermi in proprio è uno dei miei obiettivi, per questo sviluppare una adeguata mentalità imprenditoriale è fondamentale. Certi esempi sono semplicemente geniali.
E Misia
E Misia in quel libro. E le parole, e i pensieri. Quel dialogo fra me e me, a cavallo fra notte e risveglio, e ancora notte e svegliati. Quel riassumere la vita, sottolineare i punti critici, i punti di contatto fra me e una realtà che mi gratta via. E fatti forza, e fatti furbo, e resisti, e insisti. E quella continua a grattare. Che dopo un po’ viene il senso di ridicolo, forte, a riderti in faccia indicandoti mentre ti fai grattare via dalla vita. E che fai? Ridi anche se fa male, per non sentirti sciocco, cosí almeno diranno che hai autoironia, che sei un compagnone. Ti daranno…
Vorrei
Vorrei riappropiarmi della lentezza dei gesti, trovare gli spazi dove seminare e lasciare crescere le cose. Vivere con pazienza un lungo inverno, dove la fretta sia bandita. Ascoltare il rumore lieve, immaginato, di qualcosa che cresce e cambia forma, scegliendo i tempi, concedendosi pause, sguardi a ritroso, indecisioni. Poter aspettare che le cose accadano e non accadono. E accadono poi. Quando ho già spento la luce e sto dormendo. Vorrei vivere questo mondo, vorrei viverlo a questo modo. Come una vecchia roccia che sorride delle cose per cui i ragazzi si affannano. Spogliarmi di orologi, e ritrovare i battiti sotto le scarpe o nei cassetti che non apro. Raccoglierli uno ad uno…
Sulla civiltà
Our civilization runs on software,” says Bjarne Stroustrup, the inventor of the C++ programming language (see “The Problem with Programming”). But the software itself doesn’t run very well. Everywhere you look, software is over budget, behind schedule, insecure, unreliable, and hard to use. Anytime an organization attempts to introduce a new system, or upgrade an old one, it takes a colossal risk; today, large information-technology projects are technological tar pits that immobilize institutions. Studies regularly report that two-thirds of such projects encounter major delays, significant cost overruns, or both. The U.S. government has found it nearly impossible to introduce or upgrade large-scale software systems 1) Beh la conclusione rispetto la nostra civiltà direi che è evidente…
Paure
Forse ho solo paura del vuoto dentro di me. Di accorgermi che, ancora una volta, ho sbagliato; non ho retto il peso di un codice che ho scritto. Ho tradito le mie aspettative, ho piegato il ginocchio che ho disegnato incapace di flettersi. Forse ho solo paura di non scoprire abbastanza forza per vivere al modo che ritengo giusto. Forse ho paura di non trovare abbastanza senso, intorno. Abbastanza soddisfazione da pagare il prezzo di scelte codificate. Forse ho paura non ci sia nulla ad aspettarmi: nulla quando riesco a mantenere dritta la linea. Quando l’abbandono poi sento il taglio della delusione. Generalmente viene solo da me, nessuno si accorge…
Dicembre.
Stanotte faticavo a dormire. La Red-Bull che mal si concilia il ritorno troppo presto da quella festa al Grado Plato di Chieri. Leggo un po’ “Tre di noi”, poi accendo il computer e… inizio a lavorare. Dormo poi il mattino. Mi risveglio. Io e i dubbi di chi fraintende le mie parole, spese con buone intenzioni e le usa per appiopparmi gesti che non sono miei. Pensavo di essermi meritato, col tempo, un poco di fiducia. E ci sono quelle incombenze che coltivo, che mi distraggono da questo blog, che mi rapiscono i pensieri. E conto i passati, i momenti, i gesti. Ho bisogno di fare la rivoluzione per smettere…
Punti
Vorrei avere la saggezza dei consigli che do, delle lezioni segnate sulla pelle, delle esperienze snocciolate, dei ricordi riletti controluce. E invece mi tentano errori banali, mi circuiscono con trucchi evidenti e maldestri. E allora provo a lasciarmi distrarre da obiettivi e sogni che voglio per me. A dirmi una parola di amore per me stesso. In fondo sono un uomo così affascinante :)
Buone basi
Mi rendo conto di quanto sia bello lavorare circondato da persone intelligenti con cui scambiare idee, poter bussare alla porta di professori dandogli del tu e chiedergli cosa ne pensano di una mia idea. Poter scegliere i miei orari, lavorare su progetti mai ripetitivi. E oggi ho trovato chi mi farà l’editing del primo romanzo, non appena l’avrò scritto: Giorgì sei fregata. Ho buone basi su cui costruire la mia felicità.
Do you still remember?
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=u1xY7Heaqg8] Do you still remember December’s foggy freeze? DO YOU? … Feeling alone the army’s up the road salvation à la mode and a cup of tea.
La memoria
…per me diventa sempre più un ricordo scolorito e indecifrabile. Dimenticare prima il gesto, poi la lettura che il cuore ne aveva dato. E poi scompaiono le pareti, gli alberi, gli odori e da ultime anche le parole più vere, che avresti detto capaci di risuonare per sempre, incastrate con un trucco fra il giorno che tenta di passare e quello che arriva. Si, ricordo tempi felici, e penso che non si possa tornare a cambiare le sfumature o cambiare la posizione dei personaggi, i sentimenti traboccati. Ma è la scopa che spazza via il male la stessa che spettina anche quei ricordi. Come la cura che nell’uccidere la malattia…