Direi che tutti praticano sport.
E io, di per me, non sono mai stato una persona sportiva.
Certo, un tempo passavo i pomeriggi, le giornate e le sere a giocare a calcio.
Ma era più…
Io giocavo al gioco della tenacia, della stanchezza, della determinazione, del sogno.
Lo sport, per sé, non mi ha mai interessato.
Lascio il paddle, il sollevamento pesi e le altre sciocchezze a chi è di tali interessi.
Lo sport che ho giocato io è uno sport decadente, costoso, e che lascia cocci e brandelli in paesi, vite, decenni.
È il gioco di… di divenire un rimpianto.
Guardate bene: non di avere rimpianti.
Quello è un gioco più facile, più comune.
Non ci vuole niente ad avere rimpianti.
Basta solo fare scelte stupide.
Ma per divenire un rimpianto bisogna essere veri, fare scelte intense, essere fedeli a se stessi
— e poi lasciare andare.
Lasciare che il tempo faccia il suo corso,
che la verità emerga,
che la forza emerga
e che diventi innegabile appena oltre il tempo del ritorno.
Ed è molto costoso.
Ed è molto doloroso.
E non ha alcun senso.
Ma questo, forse, è il destino di tutti gli sport