Ci sono le cose là fuori.
Da qualche parte, dicono poi che ci siamo anche noi.
Reale? Io?
I lineamenti che mutano, i desideri che si affinano: li temperi, si spezza la punta, li getti via snervato.
Prova tu ad essere alto un metro e sognare la collezione dei Cavalieri dello Zodiaco per poi ritrovarti poco dopo confuso dal suo profumo di vaniglia.
Come niente ti trovi ad ascoltare Firestarter e ubriacarti, De André e non capirlo, gli 883 e rimpiangerli.
Sei sempre convinto di avere stretto in mano il filo di te stesso? Non è forse l’inerzia quella che ti spinge a inseguire sogni che si sono già consumati, che hanno perso la loro carica? Non ti riesce di ammettere che la maggior parte dei desideri non erano neanche i tuoi, usato sicuro. Sacrifichi la vita ai desideri dismessi di qualcun altro. Il genere di errore che il mio comodino non farebbe.
Puoi anche realizzarlo a un certo punto e la fottuta inerzia continua a guidarti, verso coste che non ti interessano più, verso secche ormai inevitabili. Consumati, se ti va.
Allora scegli ogni giorno cosa desiderare. Guarda il sentiero, non mete che raggiungerai in una pelle diversa da quella che indossi ora. Vuoi spendere i tuoi vent’anni per soddisfare un quarantenne che magari non berrà neanche più la tua marca di birra preferita?
La meta non ti appartiene, è di quell’altro; ma la strada è tua. Scegli quella. E smetti di ascoltare le vecchie canzoni: lei non tornerà, e comunque ormai il tempo si gioca a dadi le sue rughe e il suo culo basso non distrae più nessuno.
Solo gli scemi e le persone ordinarie sanno sempre cosa vogliono e vogliono sempre le stesse cose; perché voglio solo ciò che gli altri dicono loro che è opportuno volere.
Comunque sembri Baudelaire, prendi in considerazione l’idea di cominciare a farti d’oppio!