I prossimi cinque week-end li passerò lontano da Torino.
A Zurigo.
In viaggio per Forlì.
A Bertinoro.
A Cesana.
In compagnia di Mr. Gonzo Nelson, Iddio sa dove.
Che andrò cercando in questi week-end? Un autogrill in cui mangiare, il binario giusto, un modo per non affogare, un modo per non farsi arrestare. Cercherò, specie insieme a Golzo Nelson, prima un perché e poi, una volta tornato, un modo. Qui comincia un viaggio di preparazione a quel viaggio e alle sue pieghe impreviste. Tutto inizierà quando sbarcherò dall’aereo, di ritorno da Amsterdam. Lì ci sarà un cartello e due soggetti che non mi riesce da evitare da metà della mia esistenza.
La catarsi, cerco la catarsi. Cerco di estraniarmi da questo guscio e le sue distrazioni. Cerco un luogo dove pensare. Dove gli occhi sono azzurri di un azzurro glaciale, come quelli di quel Lupo. Dove i giorni bastano a percorrere migliaia di chilometri e le notti a riconquistare quanto perduto. Dove un’ora basta a scolpire un rimpianto grosso come una casa. Dove due bastano a disfarsene. Cerco quel mondo lì, dove io sono tanto forte che ogni mio singolo gesto sbaraglia un universo di inesattezze e imprecisioni. Dove il Vuoto lo puoi sconfiggere. Cerco la chiave di quel mondo. Un mondo dove i nani spariscono sotto le gonne di una donna calva lesbica.
E cazzo, vorrai mica che non lo trovi?
Ah, trent’anni vuol dire camicie con le iniziali.
E chi l’ha detto che “trent’anni vuol dire le iniziali sulla camicia”???
Pensaci!