Appena arrivato a Monaco ho svolto immediatamente le pratiche più urgenti. Nei primi due giorni mi sono procurato una scheda telefonica tedesca, le chiavi di casa, un collegamento a internet. Poi ci sono stati giorni più rilassati da pseudo-villeggiante/semi-lavoratore. Giornate a programmare, guardare la TV in tedesco, fare spesa, il bucato. Uscire la sera con Giulia che passa a chiamarmi, con Riccardo che mi invita per mangiarci delle lasagne surgelate, con Marcella che mi porta a mangiare giapponese.
Mi piacciono le domeniche pomeriggio all’Englisher Garten. I tavoli attorno alla Chinesischer Turm sono pieni di famiglie tedesche, di inglesi casinisti. Le famiglie si portano da mangiare da casa e ordinano qualche Weiß, gli inglesi contano i bicchieri a dozzine. Poi ci si sdraia su un prato. Lungo l’Isar scendono i tedeschi sui gommoni, sulle sponde si accumulano le biciclette e i vecchi nudi. Troppo nudi per i miei gusti.
Approfittando del fatto che abitiamo nell’unico Land che considera il 15 di Agosto una festività, la sera prima io e Ricky siamo andati al Kultfabrik. Immaginate un’area post-industriale dove sono raccolti una trentina di club. Le luci, le stradine, i cocktail a 3 euro, spostarsi da un locale all’altro. Verso le 4 o le 5 vagavamo per Monaco no, ma casa mia è vicina all’Hauptbahnhof. L’acqua, bisogna bere tanta acqua prima di dormire in questi casi. Ah, c’è un pub irlandese, il Temple Bar, al Kultfabrik.
Il giorno dopo c’è il rituale della grigliata lungo l’Isar ma a Sud, con vista tangenziale e ciminiere. Ci sono i ragazzi del gruppo di couch-surfing di Monaco.
E poi arriva posta, c’è da riprendere a combattere con la burocrazia, con le piccole difficoltà di essere all’estero, quando anche stampare un foglio diventa più complicato. Dove alcuni negozi fanno le fotocopie ma non puoi stampare da penna USB, dove il giornalaio vende le buste da lettera ma per i francobolli devi andare in un negozio che duplica le chiavi… e vende francobolli. Devi parlare in tedesco ma per salutare devi dire Grüß Gott o Servus.
Alla quiete seguono naturalmente delle accelerazioni. Se questo pensiero si applica alle piccole o grandi incombenze in realtà mi sovviene quando ricevo una lettera da Mainz, dove vive un amico conosciuto in Erasmus. Una lettera che mi annuncia la nascita dei suoi figli, gemelli.
Chi l’avrebbe detto mentre ci sbronzavo a Karlsruhe o quando ci siamo rivisti l’ultima volta, a Torino? O magari quella volta che tu e il Lupone mi avete chiamato alle due di notte per cantarmi Tomassetti, tomassetti ohi ohi ohi? Forse nessuno, ma nessuno ne avrebbe neanche negato la possibilità. È che c’è tanto spazio per sorprenderti e la Vita lo sfrutta, specie quando ha a che fare con persone piene di energie.
Ecco, a volte mi sembra di essere rimasto un po’ indietro: chi compra casa, chi trova l’amore vero, chi ha un figlio. Però è una sensazione che ho già vissuto e oggi la guardo in modo diverso, pensando, appunto, che la Vita ha accelerazioni improvvise e dove ora sembra sonnecchiare, domani potrebbe travolgerti. Quando lo fa sta a te reagire secondo la maturità che hai raggiunto, il tuo spirito, la tua capacità di reazione. Non è che si possa fare molto fra un’accelerazione e l’altra, solo accumulare esperienza, carattere, forza di volontà: in breve allenarsi a vivere. È come se non scegliessimo noi la musica, ma dovessimo solo ballare, come ci viene, con le energie che abbiamo, con le mosse che impariamo per strada.
Tanti auguri, caro omonimo.