Così sono partito con una mitfahrgelegenheit. Parlavano tedesco e io ho detto solo brevi frasi, ascoltavo, dormivo. Mi hanno chiesto dove andavo e ho detto che non lo sapevo di preciso. Loro mi avrebbero lasciato a Innsbruck Westbahnhof; ho detto che andava bene, che avrei capito poi come proseguire. Sono sceso, ho dato i miei dieci euro e ho salutato. La S-Bahn mi ha portato a Ötztal. Sono sceso e ho chiesto di un bus. Quando è arrivato il pullman delle poste austriache sono salito e ho comprato un biglietto. Ho detto che dovevo scendere a Langenfeld edelweiss. L’autista ha riconosciuto il nome. Qualche stazione prima ho cominciato a fare…
Viaggi e debolezze
Inizio a credere che la solitudine, a trent’anni, sia una forma di debolezza. In parte deriva dalla mia storia, in parte l’ho usata come una piccola decorazione nel tentativo di sentirmi un po’ speciale. Credo che questo valga per molti dei miei problemi: scorciatoie per darmi uno spessore quando non sapevo trovare un altro modo, o sarebbe stato troppo faticoso provarci. Ricordo la mia insicurezza, quel sapore fra l’incerto e la vertigine d’una avventura che provavo, seduto fuori dall’ostello di Karlsruhe, quando ero arrivato lì senza casa. Tornato dal pub leggevo un libro di viaggi sotto la luce di un lampione fino a che ero troppo stanco per fare…
Vienna
Finalmente ho visto Vienna, per la prima volta, credo, salvo ci sia passato in qualche viaggio e ne abbia perso memoria. Ho conosciuto tanta gente, sono stato sul balcone di Irina e di Dea. Ho parlato con chi si è rotto una gamba, con chi lavora in Delphi, con chi nuota. Ho camminato tanto, tantissimo. Sono andato in bicicletta, quanto bastasse per sudare. Ho bevuto una cosa che non è Palinka (ma praticamente sì) fino alle sei del mattino. Soprattutto ho continuato una chiacchierata che era iniziata lungo un altro fiume e che é proseguito sulle sponde del Danubio. Sono partito senza un’idea del ritorno, sono poi tornato più tardi…
Flussi e riflussi
Appena arrivato a Monaco ho svolto immediatamente le pratiche più urgenti. Nei primi due giorni mi sono procurato una scheda telefonica tedesca, le chiavi di casa, un collegamento a internet. Poi ci sono stati giorni più rilassati da pseudo-villeggiante/semi-lavoratore. Giornate a programmare, guardare la TV in tedesco, fare spesa, il bucato. Uscire la sera con Giulia che passa a chiamarmi, con Riccardo che mi invita per mangiarci delle lasagne surgelate, con Marcella che mi porta a mangiare giapponese. Mi piacciono le domeniche pomeriggio all’Englisher Garten. I tavoli attorno alla Chinesischer Turm sono pieni di famiglie tedesche, di inglesi casinisti. Le famiglie si portano da mangiare da casa e ordinano qualche Weiß,…
say goodnight … not goodbye
Questo post l’ha pubblicato Giorgì il primo marzo del 2008 sul suo blog. Credo stesse per partire per la Russia. Ne è passato di tempo da allora; nel mentre lei ha cancellato quel blog, ma grazie alle meraviglie di Google Reader ne conservo ancora la memoria. Ne approfitto quindi per rubarle questo post da migrante e per farlo mio. Credo sia il senso perfetto di un blog, servire la memoria e permettere la condivisione. Io allora coltivo la memoria di un’amicizia che, senza accorgersene, conta già i suoi anni essendo iniziata proprio tramite una reincarnazione precedente di questo blog il 14 Febbraio del 2007 alle 11 e 49. E condivido…
Ritardi
Ho capito perché ti ho perso, sai, intendo dire perché non ti ho mai trovata, perché ti ho mancata a ogni appuntamento. È perché ti ho aspettata, ti ho aspettata dove non eri, e quando sono venuto a cercarti perdevo me per strada, arrivavo dove forse tu… e a quel punto mancavo io. Mi ero piano piano dimenticato pezzi di me per strada, m’ero ridotto a un fantasma, a quel punto non sapevo più vederti, tu non sapevo riconoscermi. Io ho aspettato tutta la Vita. Principalmente ho aspettato di incontrarti, ma anche di laurearmi, e un figlio, e un libro. Ogni giorno avevo qualcosa da aspettare, e se non ce…
Un blog di alcuni anni fa…
Il bello di Google Reader é che conserva i post di blog spariti magari da anni, come quelli di una cara amica che nel 2008 citava questa poesia. Biglietto lasciato prima di non andar via Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio viaggiare è stato tutto un restare qua, dove non fui mai. Giorgio Caproni
Felicità e schegge
Ci sono momenti in cui mi viene da ridere fra me e me per quanto sono felice in Monaco. I pomeriggi al parco con un paio di birre, le sere a parlare italiano, tedesco, inglese. Le giornate a programmare e guardare tanta TV in tedesco. Ci sono anche qui, come sempre, brevi attimi, schegge di malinconia che mi si incastrano fra i denti. Mi torturo un attimo le gengive e se ne vanno. Si tratta di immagini, sprazzi. Dov’ero quel pomeriggio? Con chi? Cosa pensavo, allora? Le schegge di passato non le cancelli, le puoi annacquare in tanto presente. In nuovi treni, nuovi pomeriggi, aprire un’altra birra, parlare ancora, rincorrere…
Macchescrivoafare
Voglio dire, non c’è molto da scrivere, da dire, per aggiornarvi. Mi sento a casa: quando mi sveglio bevo caffè tedesco, mangio il muesli e guardo How I met your mother sul canale Pro Sieben. Ho riniziato a programmare, ho della roba da finire ad Agosto, quindi è ora di lavorare. Mi mancano le persone che frequento a Torino, mi manca anche lavorare in qualche maniera. Però per ora, a parte i primissimi giorni, non mi annoio. Ieri al cinema con Marcella, il cui ombrello mi ha salvato e continua a salvarmi. Oggi a trovare Riccardo e rivedere Alice, ottenendo il mio agognato Jägermeister. Domani prima un pic-nic con Giulia e…
Primi giorni a München
U-Bahn: per andare in ogni posto. Se l’afa è pesante per strada diventa intollerabile nelle stazioni della metro, da farsi due docce al giorno. Giovedì sera, io e Marcella abbiamo divorato una Schnitzel decisamente impressionante, adagiata su un tappeto di patatine (e non il contrario, come sembrerebbe più naturale). Poi eccolo: l’uragano, grandine in alcune parti della città. Passo da casa sua, mi presta un ombrello. Ora lo tengo in ostaggio. Venerdì sera scopriamo una piazza di Monaco che ti fa credere di essere a Madrid, tutti a fare il botellon, sdraiati sul prato di questa grande aiuola al centro di una rotonda. Gärtnerplatz, ci torniamo stasera. Dovrebbe passare a…
Istruzioni per i prossimi mesi
Prendo decisioni, diverse decisioni. Una in particolare comporta delle rinunce ma credo sia la scelta giusta. In fondo a me piace dormire sereno. Ripenso a una lettera che qualche amabile IMBECILLE mi ha fatto trovare alla reception di un albergo di Piacenza alle 2 di notte, e capisco che si adatta perfettamente alla situazione, bastano un paio di correzioni minori.
Monaco, giorno 1
Le prime parole che ho detto in Germania sono state una mezza bugia. Una signorina bionda e alta proponeva l’acquisto di una carta di Barclay’s. Mi ha chiesto “Leben Sie in Deutschland?” e io le ho risposto di no. D’altra parte non avevo ancora preso le chiavi. Ho camminato sotto un sole deciso, lo zaino e la piccola valigia. Ho aspettato la signora Bierbrodt, che non arrivava. Poi eccola la casa, piccola, piccola. Sembra di stare in una stanza di albergo: c’è tutto, dalle lenzuola agli asciugamani. E le posate e i piatti. Ho fatto spesa. Ho dimenticato alcune cose. Ho aperto una birra. Dalle persone che amiamo, se pure…
The beaten track
Just like children hidin’ in a closet Can’t tell what’s goin’ on outside Sometimes we’re so far off the beaten track We’ll get taken for a ride By a parlor trick or some words of wit A hidden hand up a sleeve Credo che i desideri debbano essere la scusa per muoverci nella direzione generica che pensiamo ci calzi. Poi però succedono tante cose per strada. La nostra ricerca prende una piega diversa a ogni colpo di scure che la Vita ci impone, separandoci per sempre da quello che speravamo di fare nostro. Allo stesso modo ci si imbatte in regali inattesi, spesso immeritati. Chissà, alla fine l’importante rimane…
Scatole
Ho ancora delle scatole in cui avevo messo via le cose che avevo in camera a Karlsruhe. Non ho mai avuto tempo e modo di aprirle, se non quando era passato troppo tempo e quella vita non mi apparteneva più. Ce n’è una che sprigiona un odore fortissimo di chiodi di garofano quando la apro, li avevo presi per fare il vin brulé. C’è il tagliaunghie che non riuscivo a trovare in Germania.
Ancore
Forse non ho nulla da dire, ho solo delle valigie da fare. Liste di cose da impacchettare, un’occhiata alla piantina del Charles de Gaulle. Una chiamata per la valigia, un appuntamento da fissare, fogli da ricordare. Questa settimana ho salutato tante persone, dal lunedì al venerdì. Ogni sera, anche se a volte ero stanco. Tanto affetto e in fondo vado dove non conosco quasi nessuno, dove non avrò amici attorno ogni volta che ne avrò bisogno. Così svuoto cassetti, piego maglie. Butto, butto un sacco di fogli, di disordine, di incrostazioni. Ho bisogno di togliere delle ancore, di sentire il silenzio del mare. un minuto per reagire con la…
E tu cosa ci faresti?
Me lo chiedono: ma cosa vai a fare a Monaco il primo agosto? Io prima ho risposto che non lo so, che vedrò. Che qualcosa mi inventerò. Che imparerò il tedesco. Che ho del lavoro da fare. Questo è quello che dicevo agli altri, a me dicevo massì, non ci pensare, poi quando sei lì qualcosa ti inventi. È un genere di situazione che mi piace. Improvvisare, ogni tanto. Poi era una sera e faccio tutto a un tratto per parlarne col Bestia, sai, quando sei alla seconda birra e sei ancora dannatamente sobrio, con tutto quel tempo da ingannare mentre la birra scende e quell’altro guida. Gli dico: Sì ma io…
Là
E dove la vado a prendere l’iniziativa, la voglia, quella capacità di combattere l’inerzia per salire fra dieci giorni in macchina e andare a ricominciare? La prendo dai sorrisi di malvagia genialità di Claudio. Nel Capo che si alza, si scassa una birra al goccio e biascica qualcosa a proposito di qualche idea balorda ed esagerata. E poi LA FA. La troverò in Ciube che tornava alle sei e mezzo, si faceva la barba e via all’alzabandiera. La troverò in Punta, che non è mai tornato. Però io lo so com’è che sapeva fare, me lo ricordo. È difficile andarsene, sapete. Però, non si può diventare vecchi dal culo flaccido….
Preparando notti stellate
Poi un giorno un’e-mail. Accettato, Germania. Attento però, non sarà facile trovare casa, non sai il tedesco. Scrivi, senti, aspetti. Quando si parte? Fra due settimane? …si ma, devi salutare. Come quella volta lì, quattro anni fa. Una bella tendata per salutare, a dire: – Che senso ha il vostro costruire? – domanda – Qual è il fine d’una città in costruzione se non una città? Dov’è il piano che seguite, il progetto? – Te lo mostreremo appena termina la giornata; ora non possiamo interrompere, – rispondono. Il lavoro cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere. È una notte stellata. – Ecco il progetto, – dicono….
La settimana scorsa
Ci sono persone che si sono allontanate a poco a poco. La voglia di tenerle vicino, di rimanere vicini, c’era però poi la Vita… gli impegni, le distrazioni, la pigrizia… le nuove amicizie, le abitudini che cambiano, i ritmi diversi… chissà. Le persone che perdi, e non vorresti, sono una ferita. Però poi passi tre giorni in Olanda, rivedi tanti volti, parli, ricordi. E sei in quella sala, porgi gli anelli. Certe ferite si lavano e si guariscono così. Sai, mi spiace che la Vita abbia fatto piano piano divergere i nostri percorsi però tu, e le persone che ti circondano, sapete cancellare la distanza in un attimo, spazzare via…
Vita
A me sembra che questo sia il profumo della Vita. Della sua parte migliore, almeno. Gli sposi per tradizione dormorno in albergo, io scrivo da casa loro. E oggi è stato un momento incredibile, perchè era giusto e coltivato. Shalini e Luca, due anni dopo una serata al pub. Io c’ero. Luca, le aue mille case, i suoi tic, i suoi sorrisi, i giochi, le avventure e i ricordi. Andrea, suo fratello, la sua famiglia, Stefano, Angelica, Matteo. Quanto ci vuole per coltivare tutta la magia. Un giorno poi la guardi tutta assieme. È belissiMo. Luca fa brillare ogni cosa, ha trovato chi fa lo stesso. Ha ragione Stefano quando…