Our civilization runs on software,” says Bjarne Stroustrup, the inventor of the C++ programming language (see “The Problem with Programming”). But the software itself doesn’t run very well. Everywhere you look, software is over budget, behind schedule, insecure, unreliable, and hard to use. Anytime an organization attempts to introduce a new system, or upgrade an old one, it takes a colossal risk; today, large information-technology projects are technological tar pits that immobilize institutions. Studies regularly report that two-thirds of such projects encounter major delays, significant cost overruns, or both. The U.S. government has found it nearly impossible to introduce or upgrade large-scale software systems 1) Beh la conclusione rispetto la nostra civiltà direi che è evidente…
Paure
Forse ho solo paura del vuoto dentro di me. Di accorgermi che, ancora una volta, ho sbagliato; non ho retto il peso di un codice che ho scritto. Ho tradito le mie aspettative, ho piegato il ginocchio che ho disegnato incapace di flettersi. Forse ho solo paura di non scoprire abbastanza forza per vivere al modo che ritengo giusto. Forse ho paura di non trovare abbastanza senso, intorno. Abbastanza soddisfazione da pagare il prezzo di scelte codificate. Forse ho paura non ci sia nulla ad aspettarmi: nulla quando riesco a mantenere dritta la linea. Quando l’abbandono poi sento il taglio della delusione. Generalmente viene solo da me, nessuno si accorge…
Dicembre.
Stanotte faticavo a dormire. La Red-Bull che mal si concilia il ritorno troppo presto da quella festa al Grado Plato di Chieri. Leggo un po’ “Tre di noi”, poi accendo il computer e… inizio a lavorare. Dormo poi il mattino. Mi risveglio. Io e i dubbi di chi fraintende le mie parole, spese con buone intenzioni e le usa per appiopparmi gesti che non sono miei. Pensavo di essermi meritato, col tempo, un poco di fiducia. E ci sono quelle incombenze che coltivo, che mi distraggono da questo blog, che mi rapiscono i pensieri. E conto i passati, i momenti, i gesti. Ho bisogno di fare la rivoluzione per smettere…
Punti
Vorrei avere la saggezza dei consigli che do, delle lezioni segnate sulla pelle, delle esperienze snocciolate, dei ricordi riletti controluce. E invece mi tentano errori banali, mi circuiscono con trucchi evidenti e maldestri. E allora provo a lasciarmi distrarre da obiettivi e sogni che voglio per me. A dirmi una parola di amore per me stesso. In fondo sono un uomo così affascinante :)
Buone basi
Mi rendo conto di quanto sia bello lavorare circondato da persone intelligenti con cui scambiare idee, poter bussare alla porta di professori dandogli del tu e chiedergli cosa ne pensano di una mia idea. Poter scegliere i miei orari, lavorare su progetti mai ripetitivi. E oggi ho trovato chi mi farà l’editing del primo romanzo, non appena l’avrò scritto: Giorgì sei fregata. Ho buone basi su cui costruire la mia felicità.
Do you still remember?
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=u1xY7Heaqg8] Do you still remember December’s foggy freeze? DO YOU? … Feeling alone the army’s up the road salvation à la mode and a cup of tea.
La memoria
…per me diventa sempre più un ricordo scolorito e indecifrabile. Dimenticare prima il gesto, poi la lettura che il cuore ne aveva dato. E poi scompaiono le pareti, gli alberi, gli odori e da ultime anche le parole più vere, che avresti detto capaci di risuonare per sempre, incastrate con un trucco fra il giorno che tenta di passare e quello che arriva. Si, ricordo tempi felici, e penso che non si possa tornare a cambiare le sfumature o cambiare la posizione dei personaggi, i sentimenti traboccati. Ma è la scopa che spazza via il male la stessa che spettina anche quei ricordi. Come la cura che nell’uccidere la malattia…
Torno
Voglio scegliere cosa ricordare.Che cosa fare entrare dentro di me e determinarmi.Per i gesti per cui non so provare rancore, voglio dimenticare anche l’amarezza.Voglio dimenticare.Ci sono lezioni da incidersi sulla pelle e poi bruciare gli appunti.Torno a casa da una vita spesa a decifrare i segni, provare a capire i sensi, invece di cedere ai colpi alle ginocchia, invece di cercare una manciata di sabbia da tirare negli occhi.Torno a casa da un week-end in montagna a casa di Valeria, con Brandy e loro amici.Torno a casa da una chiacchierata. Eh si, si sono fatte le sei. E l’olandese volante.E’ stato un buon week-end, per me. Non per tutti. Beh…
Malinconia
Ci sono sogni che muoiono a poco a poco. Si spengono. Provano a resistere, si dimenano come pesci sul pavimento.L’asfissia li uccide. E non dolcemente. Il mio problema è che i miei occhi hanno creduto, forte. Il mio problema è che il mio cuore non sa mai negarsi una speranza, feroce e irragionevole, inconcreta ed astratta. La mia malattia è la cieca fiducia ed i mancati riscontri. Ho fame di Vita, e non trovando pane, bevo. Per fortuna che Camille viene a farsi una birra :)
300? Raddoppio e vado avanti (con l’aiuto del pubblico)
Buon compleanno all’Eremo del Viandante che con questo post (il 600°) festeggia i cinque anni. Ieri mi sono alzato la mattina e mi sono trovato coinvolto in un ritrovo di amici Erasmus (dell’anno prima del mio, ma alcuni li conoscevo). Vagare a Torino, fare un giro dentro Palazzo Nuovo occupato, al pub dal primo pomeriggio. Bella giornata. E no, non sono tutte belle le mie giornate. Mi rendo conto di aver accumulato per mesi, senza mai arrabbiarmi. Ed è strano. E’ poco salutare. Il rischio concreto è di finire con l’incazzarsi con il primo poveraccio che mi sta attorno, indi per cui ho deciso che devo trovare un capro espiatorio…
…beh
Domani rinizierò a coltivare la pazienza. A ricercare l’equilibrio di tredici pietre in un giardino zen. Oggi mi concedo il lusso di un errore, e di mandare tutti quanti a fanculo. Rifletto sui miei errori sapendo che continuerò a perseverare sulla mia strada. Decisamente troppo testardo e troppo poco dettato alla sopravvivenza. Che nel frattempo poi ho visto troppi concerti e troppi musei per riportarli tutti. E vengo meno al mio dovere di cronaca, quindi. Un altro film in lingua originale magari?
Sogni
Ci sono tanti sogni nel mondo. Ci sono sogni sotto mantelli di stoffa. Ci sono sogni appoggiati la sera sui comodini e rindossati la mattina, ogni mattina. I sogni lo popolano, questo mondo di sensi sconnessi. Prova a viaggiare solo con la tua ragione e non lo troverai il capo del viottolo a cui ti impicchi. Prova a fartela bastare, e ti racconterai la tua soddisfazione, mentre la senti rimbalzare contro le pareti della tua cella di isolamento. Piangilo questo mondo che non c’è, questo senso che scorre via in rigagnoli via via più veloci, via via più distanti.
L’alba
L’alba a volte è abbassare lo sguardo, fissare il terreno ed avvertirlo sotto i piedi. Riempire i polmoni di notte umida, che ce ne sia abbastanza per sopravvivere al nuovo giorno. Ore dopo sono alle prese con fogli e muri gialli (e doveva essere arancione!). Va bene così. Anche se a volte l’alba sembra non volersene andare mai, neanche quando ho imparato, capito, ringraziato e salutato.
Lo so
Lo so, lo dico sempre: odio le Domeniche. Sono spesso pigre e vuote e lasciano tempi a macerare. Pensi, commettendo errore stupido e grossolano, al tempo caduto male, alle ferite. Quanto dolore che non ho capito mai e non potrò mai capire. Il dolore capita di incontrarlo (magari in noi) e non saperlo guarire. Mi sento piccolo ed inutile. Mi sento affamato, qui ai margini dell’inverno e non so dove mettere la mani. Le appoggio in tasca, poco convinto. E com’è che è andata poi, e che motivo c’era che andasse così. Chiudo la bocca, spengo le domande e guardo per terra dove ho segnato alcune tracce in cui muovere…
Forse
Forse scrivere è il manifestarsi di una malattia o di una condizione sfortunata: l’incapacità o l’impossibilità per fattori esterni di poter comunicare qualcosa. E’ un tentativo di buttar via il veleno prima che incrosti le vene. Di dire, per non morirne, di espirare per non soffocarne.
Dragoni?
Lauree, lauree, lauree. Vedere la discussione di Joy, che poi si chiama Xie Fen, lei che ci invita a cena allo Sfashion e offre. Che strano dev’essere festeggiare un periodo della vita che finisce, lontano da casa e affetti. No, i vestiti tradizionali che indossano alla laurea in Cina non hanno dragoni. La fontana della Dora straborda schiuma stasera. Raggiungo Sara. Quanto è brilla? Incontro Goliardi, lì alla Cadrega. Giovedì un incontro preliminare per il Telefono amico. Qualcuno vuole aggregarsi? Poi fuggo Ll’ultimo concerto dei bloodyguns. Un gruppo che abbiamo seguito per tanti anni. Una scusa per prendere la macchina ed una sbronza. Saltare e gridare tutta la sera. Il…
Note brevi
Le parole mi scivolano via, da altre parti. Poco, poco tempo e su questo blog che si avvicina ai 5 anni mancano un po’ di interventi. Ieri 12 ore al Poli. Dalle 9 meno 5 del mattino a quelle della sera. E poi serata al pub con i colleghi. L’accento americano della cameriera, Bianchi che tiene su questo povero Toro. E il lavoro che procede. Vediamo. Domenica mostra di Dalì a Milano?
Un ultimo bicchiere
Un bicchiere ad Artissima, Valeria, Valentina, gli specchi, i pallozzi, i vestiti ammucchiati, i rifiuti. Un bicchiere ai progetti e ai mattini. Un bicchiere ad una nuvola che passa e va. Un bicchiere ad un giorno in cui avere ragione due volte. E il sapore di soddisfazione suona così stantio. Un bicchiere alle parole. Un bicchiere in cui annegarle. Un bicchiere a domani, le ore, i caffè e la Vita col suo profumo che non scordi.
Rimbalzi
E’ vero sono umorale. Ho avuto qualche settimana spiacevole da cui mi sono catapultato fuori. Un fermentare che ha varie scuse o forse vari modi di manifestarsi. Idee sul lavoro che procedono, voglia di provare cose nuove. Lavorare a quell’idea di un generatore casuale di mondi insieme ad un geologo svizzero. Andare alle prove di quel gruppo di alcolizzati e fare la seconda voce (fra una nastro azzurro ed una wuhrer). Un corso di volontariato che finalmente sta partendo. E’ l’energia che torna a muovermi. La voglia di fare, vedere, sperimentare. La sensazione che provo è di aver preso la rincorsa e voler continuare per questa strada. Almeno fino alla prossima…
Pane e vino
Serviva alzarsi, spazzolarsi via di dosso i pensieri e andarsene. Fuggirne anche l’odore. Perché troppo spesso credo di camminare dritto sull’acqua e su quello che non c’è ma non oggi. Oggi maledico il modo in cui sono fatto, il mio modo di morire sano e salvo dove m’attacco, il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia quello che non c’è. E come reagire? Provando a vedere se c’è la Vita ai bordi delle strade. Nel momento in cui la macchina parte e non sa dirmi dove andiamo, allora mi sento assolutamente in pace. Un generico mirare al Nord. Puro autunno, sotto questa pioggia. Lo respiro, un passo e poi un…