Ho tanto sonno e non ho una storia che sappia raccontare, parole precise e composte. Scrivo lo stesso per lasciare un segno, un appunto, che magari rileggerò fra un anno. Penso che mi piacciono quei passi che mi sembrano battiti di cuore, mi sento bene. Penso che ci sono cose che non ho tanta voglia ma che lo farò, le aggiusterò. Una luce positiva da forza anche al resto, energia. Ho voglia di parlare con Claudio, con Andrea. Dialogare, confrontarsi. Ho voglia di una grigliata. Di cosa non ho voglia lo so ma vabbè, non è mica domani. No domani guarderò qualcuno leggere. Ecco. Si, proprio come i battiti di…
Alla sera poi uno dorme e così parla a casaccio. Le dita cascano a caso loro. Io intanto bevo, mica ci combatto. Come dire, mi faccio gli affari miei, scrivessero quel che vogliono.
E’ strano sai, come ti caschino da dietro un orecchio cristalli di viaggio. Li guardi lì sul tavolo, fra la birra ed una moquette che perde di solidità, si scompagina in terreni sconnessi, capitati lì per caso da chissà dove. E’ rilassante. E’ che viaggiare ha tante forme. E’ che ti accorgi che le gambe vanno, se gli dici dove, tu e sguardi di lupo in combutta a progettare tragitti, incuranti dei temporali. Mi sono riparato solo un fischiettare umido quando è servito. E poi trovarci dentro tanti piccoli viaggi, pacchetti monodose a riempire spazi di qualche minuto e stanze piccole, accennate. E così ti scopri ricchezza di umori, di…
Motivazione, energia
Un uomo pigrerrimo rientrando a casa può far caso al fatto di esserne uscito meno di 48 ore prima, aver guidato per 1300 Km e sostenuto con successo due orali in una lingua diversa dalla sua. Voglio dire, le motivazioni servono. Ci sono cose che danno una carica positiva.
Questa notte
Questa notte è di pensieri che s’annidano fra le palpebre ed il dovere di dormire. Questa birra è per te, per le tue nuove parole che cambiano sede e forse lo faranno ancora. Questa birra è per l’amico che era qui a berne quella sera in cui ne avevo bisogno. Questa notte c’è un lupo che mi fissa e chi aveva gli stessi occhi se n’è andato e pare volesse restare alla fine. Questa notte provo a non vederla come un muro che mi separa, ma come un viaggio che mi porta. Bisogna imparare a viaggiare. Ed imparare, ed imparare ancora. E… grazie, sai. Io… so dove voglio andare.
Keeping to be relaxed
Ho bisogno di spazi molto più che di cose. Tengo solo quelle preziose, selezionate, scelte e brillanti.
Pillole
Ho avuto un week-end davvero molto rilassante. Che pace.
Pausa dallo scrivere
C’avevo, c’ho da vivere.
Pensieri
O meglio, riempitivi della testa. Si, si. Tornato alle tre e mezza, mi è riuscito di fare relativamente presto per il genere di serata. Non c’ero, non c’ero proprio. Pilota automatico, funzioni minime. Abbracci, saluti, San Simone. Poche parole, ascoltare e vedere le cose che vanno avanti e restano sè stesse. Un poco di cerchio alla testa, il prezzo minimo, sonno poco, qualcosa potrei dire, perchè serve dormire. Perchè c’è il giorno dopo, in qualche modo. A volte vorrei non condannarmi ad alzarmi. Poi mi distraggo, conto gli anni e cerco di spelarne via qualcuno, di fregarli. Si dai, se non se ne accorgono ti aggiungo a qualche foto. Dipingo…
Come dire di una goccia, che la pioggia tutta è troppo grande e se ci penso mi commuovo
Si, non ho parole e non le saprai comunque usare. Non sono sicuro neanche mi vada poi di parlare.Sono qui, la piazza ed i tetti a sbirciare; tetti lucidi. C’era un filo a legare tanti giorni diversi a lavarsi l’anima e non metterla mai a stendere.Quel filo oggi non c’è, nulla fra me e la pioggia. Una pioggia che non è un bussare, un attirare la mia attenzione. Non si tratta più di una spinta leggera,dolce anche se punge, di un invito a trovare la forza di camminare ancora. E’ una pioggia che luccica quanto i tetti, di verità, E’ una pioggia che non è né un invito né un…
Rivelazioni esistenziali
Questa puzza, questa puzza sono io.
Cascando nella sera, pensare che è quel genere di ore in cui toreri sono stati trafitti a morte e poi coperti da lenzuoli portati da bambini… da tutto una prospettiva diversa
Quando fa leggermente più freddo, il sole appena un po’ meno sicuro. Il pomeriggio è lì, restio a farsi sera, si gode ancora il proprio momento. E’ il genere di istante in cui le papille si fanno più sensibili all’amaro, retrogusti impercettibili sfiorano piano. E’ la natura umana immagino. Sai non lo so spiegare cos’è, forse lo strascico di vecchi dolori. Che rimangono lì ad insegnare, che rimangono lì ad invecchiare, farsi eco che ti gridano dietro l’abbandono cui li hai destinati. E sei lì, fra montagne che spariscono dentro a tunnel, che riaffiorano, vecchi CD dei Litfiba.Sei lì.Che lo sai dove vuoi essere.Ci sono momenti in cui fa paura…
Varie concrete scempiaggini
Invece di parlare di risvegli e… si avevo qualcosa in mente stamattina ma poi.Si, comunque, da un lato certe immagini, selezionate, parole e sensazioni, vorrei poterle fotografare, mettere sotto carta velina e preservarle dal flusso unto e potenzialmente pericoloso degli eventi.Invece il senso di risvegliarsi forse è proprio mescolare a quell’istinto quello dell’alba, del moto a continuare. Che è poi un moto come quello ad aver dato il fiato ai percorsi che si son fatti momenti da conservare. Ma vabbè. In realtà una quantità di fagioli Bud-Spenceriana, piccanti ma non abbastanza, birra al fianco sono il punto e virgola ad una giornata di… studio? O qualcosa di simile. Il punto…
Parole a vanvera dette a casaccio con una lattina di nastro azzurro in mano e cinque ore da quando ci si becca con Giorgì al Queen
Si, sei arrivata come la pioggia. Come la pioggia mi hai sorpreso mani in tasca. Un diluvio a lavare via polvere e sciocchezze. Lo sguardo al sole gli occhi chiusi, le prime gocce e dirsi che no, non sta piovendo. Eppure sorridi, neghi quando già sai. Lasci che le gocce continuino a baciarti. Sai proprio di pioggia. Mi piace come sai venirmi a trovare, avvolgere i pensieri ed i momenti. Sei il primo sorso di birra, il primo respiro dopo uno spavento. Sei la pioggia che ti viene a trovare nel bosco, il profumo di terra. E proprio della pioggia è anche il modo in cui mi sei entrata dentro….
Ti aspettavo
Ti aspettavo con un bicchiere di vino in mano, la bottiglia rimasta aperta, la bottiglia rimasta troppo a lungo nel bagagliaio e non più buona. Ahi, cos’è stato? Era Ahi Maria. Ahi, cos’è stato? Era la Vita, così bella che fa un po’ male.
Strade I
E siamo ai deliri. Mi andava di parlucchiare. E camminando ho visto delle cose. Mi fa piacere vedere le cose, provo ad impararci qualcosa. Mi sforzo di capirle, provo a smontarle e non so rimontarle. Nello smontarle a volte perdo il loro senso, il funzionamento. Un orologio ad esempio ho capito che è meglio se ci leggo l’ora, che se lo apro e prendo i pezzi e sono piccoli e sono tanti e tutti a far l’amore a modo loro poi non funziona più tanto bene, finisce che arrivo tardi dal barbiere e vagli a spiegare che mi si sono sparigliate le ore, che c’ho i minuti sotto al cuscino,…
Banalità
La birra va finita. Se l’avanzi, anche se ritieni di avere ottimi motivi, incorri nel rischio che diventi vecchia. Se la lasci in sospeso per settimane… pare proprio lo diventi, si inacidisce in attesa di un bacio che non arriva. Ecco, puoi non pentirtene. Ma devi comunque affrontare questo fatto; fatti che ti piombano dritti in testa. …ditemi voi che dovrei fare idiota…
E…
E ci sono le notti. Ritmi circadiani confusi, delusi, non ci si raccapezzano e cercano modi di reinventarsi.E… se scappa forte il sonno ti fermi. Gli lasci un po’ di vantaggio, guardi fuori, guardi dentro. Ti fai una briscola coi fantasmi, offri un thé a pensieri vari, magari scomodi, di quelli che stringono in punta, sull’alluce. Fai così perché forse del sonno non ti importa, perché forse è l’unico modo per catturarlo. Ci sono notti. E… a volte le parole scorrono veloci, scivolano fra note blu scuro. A volte si imbrigliano in reti di lune, in silenzi sospesi, in chiacchericci della mente; allora non so districarle, rimango a guardarle, smetto…
Verso le otto e mezza
Che vento forte che c’è là fuori, io assonnato al computer. Quante bottiglie in giro per la stanza. Il materasso che mi ha prestato Daniel è ancora per terra. Lezione, si ma ho fame. Faccio un salto al bar, la bicicletta inforcata fra quel vento freddo, lo stesso della prima riga. Se vado a trovare il Capo in questi giorni? La tentazione è forte. Bisogna fare quello che bisogna fare però. Se…? Beh si. Che poi tecnicamente parlando stasera ci sarebbe lo Stammtisch, in una birreria vera, eh. Che poi cos’era quel rumore? Un tuono venuto male? Una catasta di legno che crolla? E’ mattino, a sgranchirsi la schiena e…
Mi sovviene
Mi torna alla mente l’immagine di una Torino lucida, la notte che si dipana dalla Gran Madre, i riflessi sul Po, l’enormità di Piazza Vittorio che langue placida, guardata dal grande ponte. Città come Rivoli le ami per le esperienze, i ricordi; i gesti minimi sepolti sotto i castagni, abbandonati sulle panchine, nascosti dietro ai cestini. Torino invece basta a sè stesso e ne avanza pure per te. E’ semplice esistere che ti pervade. Torino è meraviglia, mi rimane dentro.
Chi è causa del suo mal pianga sè stesso
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