May 1, 2021

Cantastorie

Pagherei volentieri un soldo al cantastorie che si sedesse accanto a me e raccontasse. Mi raccontasse la mia storia, a partire dalla gioia del mio volto quando incontrava mio Padre. Vorrei mi raccontasse gli scatti dei miei gesti, gli incontri, i moti incontrollabili del mio cuore. Vorrei mi ricordasse tutto, senza tralasciare alcunche’. Ridipingesse ogni singolo volto. Mi dicesse dei destini e di come il nostro incrociarsi abbia dato frutti buoni.

Vorrei qualcuno che ricomponesse tutto. Che mi dicesse che cio’ che e’ stato e’ stato bene. Che la Vita l’ho spesa bene. Vorrei qualcuno che mi spiegasse con un sorriso paternalistico come gli attacchi alle spalle, non furono che reazioni scomposte di chi si agitava per sopravvivere, di chi seguiva un istinto per stare a galla, e che mai ci fu cattiveria alcuna. Che non ho mai incontrato malvagita’. Che tutto, tutto aveva senso, e scorreva in un modo buono, verso logiche conclusioni.

Ecco, mi terrai la mia ballata delle piccole cose stretta al cuore. Riguarderei i gesti ampi e pieni e determinati e sinceri. E lo farei con orgoglio. Senza il timore di conclusioni che non ho capito e talvolta nemmeno catturato con lo sguardo.

Credo, in fondo, di aver vissuto bene. Alla ricerca di uno scopo nobile e sincero. E forse di tutte le cose, vivere e’ quella che mi e’ venuta meno bene. Ho provato. Ma poi a me interessava solo la pioggia e che tutti, a vostro modo, aveste pace, senza soffrire questo male ingiusto. E lo so che avrei dovuto ricordarmi anche altro, ma e me, non mi e’ mai venuto sai, di curarmi di me o studiare come si vive. Chiedero’ a quel cantastorie, quando cantera’ la mia ballata, quella parte di non raccontarla, di nascondersi dietro un bicchiere.

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