Ho bisogno d’aria, d’aria nuova. Di aria respirabile.
Ho bisogno di nuove sfide, di nuove terre.
Qui, ai margini dell’impero che crolla, avvizzisco. Mi spegne l’aria viziata, la stanchezza, la mancanza di energia. Finisco per farne parte anch’io, decorando questo vuoto stanco e lamentoso, diventandone parte attiva: l’arredamento di scarso gusto, fra le rovine sciatte.
Basta.
Ho bisogno di luoghi dove sia possibile rinascere. Dove abbia senso coltivare e costruire. Dove crescere e lavorare. Questa terra acida io la rinnego. E’ un gioco d’equilibrismo molto delicato non finire col rinnegare me, un gioco che sono costretto a giocare se non voglio rimanere a inacidirmi e morire insieme a questa terra ingenerosa.
Io debbo andare, se voglio sopravvivere, portando con me un po’ di quella terra marcia e acida.
Credo che sopravvivere sia ripagare un debito, con chiunque abbia contribuito a darmi i mezzi per costruire un futuro. Credo che rimanere a morire sia una testimonianza stupida e vana, un gesto sciatto e vuoto. Credo che sia l’ora di mangiare il pane salato, se serve a costruire l’opera di una vita; per me semplicemente una Vita.
Basta. Qui non c’è nulla che somigli alla Vita, non per me almeno.