Vivo nella pelle di questo strano personaggio, che assume una nuova persona e tre settimane dopo ne sta cercando un’altra. Che alle 20:30 ringrazia l’avvocato per la sua consulenza su quella clausola di un contratto. Che domani gli aspetta un’altra consulenza di due ore con quella consulente inglese.
È strano, non me l’aspettavo questa vita qui.
E a poco a poco, a furia di viverle le sfaccettature di vite capitate, si assumono quei colori li’.
Non dico che c’ho preso gusto a fare l’imprenditore. Perche’ a me piace programmare, bere birra, farmi una grigliata, ascoltarmi Rino Gaetano e girare in macchina, con il vento freddo che mi taglia la malinconia.
Eppero’ invece sono qui. Con piu’ dipendenti. Piu’ clienti. Capacita’ diverse da sviluppare.
Imparo, e quello non mi dispiace.
Faccio l’inatteso, spariglio le carte, e quello non mi dispiace.
Vorrei poi fare un sorriso sghembo, girarmi, e dirvi che vi ho fregati tutti, che io sono altro, che queste cose qua non sono il mio.
E invece rimango a contare le fatture, e calcolare indici di profittabilita’. Guardo i numeri crescere. Lavoro perche’ i numeri crescano.
Davvero non capisco se sono tremendamente furbo o mi hanno infinocchiato.
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