…immagini confuse. La confusione è un filo senza capo, una scena che non inizia e non finisce. Dapprima immagini e poi suoni e parole. Uno spezzone che si ripete, sempre più indistinto, sempre più privo del contesto.
Non era primavera da un sacco di tempo, l’avevate notato anche voi?
Che poi, mi dico, magari era primavera e non c’ho fatto caso. E sapete perché? Per lo stesso motivo per cui ho meno chilometri sotto al sedile, ho meno vagabondaggi insensati, per cui piego ogni ora a un tentativo di scopo: ho privato di ogni spazio ciò che non aveva una giustificazione da presentare e sono rimasto così, un uomo più sereno, un uomo con meno spazio per la libertà.
Un uomo meno libero, meno capace di essere libero, con meno libertà a riempirlo, e il bisogno di cercare rifugio in altre cose.
Poi faccio degli incontri: vecchi, vecchi abitanti di un tempo in cui rosicchiavo gli scampoli dei vent’anni invece di prepararmi ai trenta. Ha un buon sapore incontrare chi ha un passato e ha un futuro, in cui uno dei due non ha consumato l’altro. Chi ha fatto e l’ha scampata, comunque. Cazzo di gentaglia, siamo tutti della cazzo di gentaglia.
L’altra sera pensavo, ballando in quella tribù ristretta, su quel terrazzo, che non ci fosse spazio possibile per la solitudine. Poi ho capito che io ho meno spazio, sono più sereno perché ho meno schegge impazzite nel cuore ad agitarsi, far rumore fino a tardi e non lasciarmi dormire. Sarà quell’immagine di Freiburg di notte che mi ha calmato per sempre, quella bellezza invincibile. A volte magari, al mattino, un’ombra fugace dove non posso vederla, solo intuirla, una macchia che appare e scompare, rapidissima, a ricordare che comunque non ci sei, a farmi pensare che potresti ma ti sei incastrata in chissà quale angolo di spazio tempo, in chissà quale angolo che non ho voluto svoltare. Allora sorrido, mi faccio forte di questo sole, e ti mando a fanculo, che ho altro a cui pensare. Io devo pensare a ricostruire la capacità di essere un uomo Libero.