Credo che vivere sia come scolpire: ti danno un blocco di tempo e possibilità e bisogna tentare di modellarlo secondo i sogni, i desideri che si muovono dentro di noi. Stiamo lì a tirar via ciò che si frappone fra noi e quella visione. Nell’attività febbrile non facciamo caso a quello che cade a terra, a che cosa rimane: trucioli che hanno i volti delle persone che ci lasciamo dietro, delle possibilità cui rinunciamo, delle decisioni prese, dei si e dei no. Quei trucioli rimangono lì, separati dal resto, da quell’ammasso di tempo e possibilità che ancora sopravvive e in cui continuiamo a infondere i nostri desideri, le nostre speranza, seguendo quell’immagine, talvolta precisa, talvolta sfocata e sfuggente di ciò che noi vogliamo per la nostra Vita.
I trucioli rimangono lì, avanzi. Un po’ come il tempo che passa e di cui alla fine conservi pochi ricordi, frammenti abbastanza piccoli da poterli tenere in tasca. Io mi metto in tasca una passeggiata mentre il cielo si fa chiaro, l’alba che nasce di nuovo. E poi mi metto in tasca certi discorsi con Carmine.