Domani gli ultimi preparativi, dal trovare una valigia all’acquistare il necessario. Poi parto, torno ad Oporto, dopo undic’anni. Quell’interrail quando ero appena maggiorenne (o stavo per diventarlo? Non ricordo). Mi ricordo le monete eptagonali. Oporto. Questa volta sarà diversa. Certo non ci sarà il pullmino di Diogo ad aspettarmi ma incontrerò Daniel. Lo raggiungerò in centro, muovendomi con la metro. E starò undici giorni fra Oporto, Braga e ancora Oporto. Ma non è il dove o il come. E il viaggiare, il metaforico alzare il culo dalla vita quotidiana per poggiarlo un po’ più in là, dove gli odori sono diversi e le certezze un po’ meno. Ho tante immagini…
Giugno
E’ un po’ che non scrivo. E’ come sono là fuori: non ho molto da dire. Il lavoro che arranca. Ci sono milioni di possibilità che potrei inseguire e sono incagliato qui… a provarci. Non è propriamente semplice. Insisto. E poi potrei parlare di quei 29+1 ma non è ancora tempo. E allora che rimane? Giugno che gocciola via in attesa di partire, al suo calare, verso Porto. O Oporto. A dire Obrigado, a salire su un pullmino Volkswagen. A rivedere Diogo, a rivedere Marcello. Undici giorni in Lusitania. Quando non ho birra in corpo sembrano tanti, io preferisco viaggi brevi e intesi, quando ne ho ho difficoltà a non…
Momenti
Ci sono momenti che, in effetti, sono belli. Angoli del Poli, subito usciti dal Poli che, nella giusta situazione, sono belli. Cavolo. Che non è il risultato, è lo sforzo di arrivarci. E’ che, si, certe cose bisogna farle. E fare le cose che bisogna fare è un modo per prepararsi a salutare. La Vita è, anche, un prepararsi degnamente a lasciarla, con le cose fatte, con le cose a posto. Ho iniziato, ora, visto che non mi secco di ripetermi, si tratta solo di piantare e piantare perché i Semi ci sono. Bene o male :)
Numeri
Sarà forse un caso che siano 29 + 1. Sarà troppo presto, troppo immaturo. Però, intanto.
Un anno fa
Le certezze si sgretolano per quanto cerchiamo di costruirle. Come se la Vita non volesse vederci vivere di rendita ed impigrirci, prigionieri di quanto ci ha concesso.
Penso, pensavo
Io penso, pensavo, che dopo aver vissuto l’Amore, e intendo ogni tipo di Amore, dopo averci vissuto sopra e sotto, e dentro. Dopo averlo respirato, ci si dovesse sentire per forza più pieni, arricchiti. Forti al mondo e ai proprio occhi, dopo aver guardato dentro sé e averci visto qualcosa, qualcosa che ci stupisse. E invece ci si sente svuotati. Come sfumati. Un colore che non resta sulla carta, scivola via, incapace di trattenere sé stesso. L’unica ipotesi che azzardai, tempo fa, é che forse il cuore s’allarga e dopo c’è troppo spazio che non si sa più di che riempire. Forse é che se vedi la sostanza, soffri l’immaterialità…