E’ tornato, irresistibile, l’impulso di andare, vagare. Le pareti di casa e il pavimento sembrano scottare per poi stringersi su di me fino a togliermi l’aria. Ho voglia di sentire l’autoradio che canta per me musica anni ottanta. Non ho idea di dove dirigermi e sono contento di non averla: senza meta, senza obbiettivo; mi sembra la condizione ideale, ed in questo momento necessaria, per respirare. Mi ritrovo a pensare da quanto non vada in un certo posto, toccato in precedenti remote fughe. Mi chiedo come mai non vi faccia ritorno da tempo e come ieri la ragione che mi sfugge è lì ad un palmo dal naso a rinfacciafarmi la propria evidenza: avevano chiuso quella strda a causa di una frana ma ora, a distanza di anni, quella strada è di nuovo percorribile, motivo a me sufficiente per percorrerla. Quel mio parcheggio è però oggi popolato da una dozzina abbondante d’automobili e non deserto come l’avevo lasciato. Fuggo, continuo per quella strada che da lì in poi conosco poco. Mi imbatto in una piazzola dove mi fermai a bere una birra (dissemino i luoghi di ricordi e torno di tanto in tanto a controllarne la crescita). Hanno asfaltato questa piccola lingua di terra che rimane nuda nel mio ricordo. Indignato proseguo per fermarmi dove il caso mi offrirà riparo. Sempre contento di non aver bisogno d’un motivo per continuare a dare tanta importanza al mio tempo e al mio modo di viverlo. Io che vado forse solo perchè me l’ha trasmesso mio padre, forse perchè spero di incontrarlo prima o poi nei miei pellegrinaggi fra piazze di paese e vecchie panchine di pietra. E la banalità che ribadisco oggi è che bisogna perdersi tutto il resto per ricordarsi e far riemergere quello che si è.
Vagando
Comments
è bello sapere che qualcun altro combatte i miei stessi spettri.grazie anche a te.
Avevo letto quella storia qualche tempo fa. Bellissima la frase tratta dalla copertina di Baricco. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire quanto fosse vera…per capire che fosse solo una sfaccettatura di un concetto più ampio: che è la paura il primo ostacolo al vivere, la paura di abbandonare quel che abbiamo e di non essere in grado di ottenere nel futuro qualcosa di altrettanto importante. Smettere di aver paura è una così grande vertigine… ci sto lavorando e credo con un poco di successo. Grazie per il tuo commento, spero continuerai a visitare questo luogo di pensieri stantii.
la "banalità" che hai scritto come conclusione del tuo intervento mi ha fatto ricordare qualcosa che ho letto qualche giorno fa: memoria e oblio non sono aspetti antitetici per la mente umana, anzi si autoalimentano. un certo kilito, studioso dei poeti arabi preislamici riporta questa storia:il giovane abù nuwàs chiede al vecchio maestro kalaf cosa deve fare per diventare un poeta. il maestro gli dice che deve imparare 1000 poemi antichi a memoria. dopo anni l’allievo ritorna e dimostra di averli imparati. può ritenersi un poeta? no, gli dice il maestro, per cominciare ad essere un poeta deve dimenticarli tutti. abù nuwàs per un sacco di anni si occupa delle cose più disparate e successivamente torna dal maestro e dimostra di aver dimenticato tutto. a questo punto potrà cominciare a scrivere poesie.invece nel contesto della cultura occidentale l’oblio è spesso considerato una perdita irrimediabile, come una morte della conoscenza. questo potrebbe derivare dal fatto che nella prima età feudale pochi sapevano scrivere e per lo più lo facevano in latino, lingua che era diventata inusuale nella vita quotidiana. il diritto e le leggi si diversificavano nelle diverse località ed erano per lo più tramandate oralmente, per invocare un diritto ci si rifaceva dunque alla memoria degli uomini, la perdita di questa memoria indicava quindi la perdita dell’identità giuridica. un’ultima frase che mi viene in mente rileggendo la tua conclusione l’ho letta nella copertina posteriore di un libro di baricco: perchè ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo.probabilmente sto andando davvero molto al di fuori di quel che volevi dire con la tua frase, però sembra divertente, una variazione sul tema, un "la" da cui far partire un brain storming fine a se stesso.e per concludere penso che in certe situazioni dobbiamo allontanarci fino agli estremi della nostra lontananza possibile, delle nostre esperienze possibili per poterci ritrovare allo stesso splendido modo, oppure non ci siamo mai incontrati.
Cosa si diceva in quel film famoso?"Le cose che possiedi alla fine ti possiedono." "Bisogna perdere tutto per guadagnare la libertà." Concordo con te e con la tua banalità, così semplice da perdersi nella vita quotidiana; e nel frattempo spero che il Nilo straripi, giusto per ribadire la mia idea di "estetica non convenzionale".
Ciao…passavo da queste parti e ho visto che ti piacciono le arti marziali…dai una sbirciata al mio spaces…ciao ciao Mattia