Ieri il secondo GrigliaThon. Ventisei bocche da sfamare, altrettante ugole riarse.
Via alle nove e rotti, verso la Sacra Birra.
Ho sognato poi un viaggio. Eravamo una comitiva numerosa e ci muovevamo fra vari paesi. Ci rapivano, ci arrestavano, ci ospitavamo. Ecco un signore ci ospitava ed uno di noi gli baciava la moglie. A quel punto ci invitava ad andarcene. Io nel sogno mi innamoravo ad ogni tappa. È che sono monotono, è che non so aspettare. È che sono fatto così: ho bisogno di esplodere. Mi sento come un tuono. Mica puoi gestirlo, metterlo via ed usare quell’energia quando serve. Puoi solo lasciarlo esplodere. Un po’ lo capisco il tuono, non esplodere è doloroso.
Oggi ho il viso cotto dal sole, le spalle pesanti, le ginocchia sbucciate.
Io e le mie belle giornate, io e la consapevolezza di avere pensieri piccoli, meschini. Squallidi. Poi forse riesco a tenerne a bada qualcuno e col tempo, chissà, spegnerlo.
E vado a dormire con una punta di insoddisfazione. Sono impaziente e ho solo un’idea vaga di quel che mi soddisfarrebbe, una scusa più che altro.