E’ un’immensa malinconia che mi raggiunge dove la cercavo, seduto nella mia vecchia auto, una punto granata dalle vetrate tanto grandi da farti sentire proiettato fuori, abbandonato alla vita e non protetto in quella che è stata a lungo la mia tana. Quei vetri sembrano fatti apposto per farci scorrere su la pioggia. Ha ancora quello strano odore che conoscono tutti quelli che c’abbiano vissuto, con me, dei buoni scorci d’esistenza. Tanto diversa, anche nel carattere, da quella puttana dalla cambiata troppo facile, dalla mia attuale macchina troppo sollecita nell’assecondare le mie intenzioni. Carattere troppo servile, non l’amo, mi piace solo guidarla.
Ed è un’immensa malinconia nel non avvertire un dolore, rinchiuso da tempo in questa strana tranquillità di fondo. Si avvicina il giorno in cui smetterò di lavorare. Mi mancheranno i colleghi, credo andrò qualche volta a trovarli nella pausa pranzo e poi tutti assieme in quella piola piemontese che c’è là vicino. Si fanno scelte, potrei anche stare diventando un uomo per via di questo farne ed essere pronto a pagarne le conseguenze.
Ed è un’immensa malinconia nel non avvertire un dolore, rinchiuso da tempo in questa strana tranquillità di fondo.
Mi sento molto spesso così.