Quando mi accorgo di stare osservando il terzo spot di un assorbente con le ali in mezz’ora mi si spalanca un sorriso in volto. Accompagno il televisore alla finestra e gli grido "vola fratello elettronico!". Dalla finestra enorme, stinta dal sole ma soprattutto aperta guardo le montagne. Il silenzio s’è rimangiato in un attimo il rumore del televisore che va ad abbracciare l’amico cortile (e dire che il quel loro primo incontro fu così caloroso). E un po’ a malincuore l’aria fresca viene a solleticarmi. Fisso la montagna, quella mi fissa di rimando. Aspetto. Caparbia, fottuta montagna. Mi pare che il cielo lentamente diventi più scuro e poi si rischiari ed ancora. mi sfioro la guancia. La barba inizia a farsi lunga. Distolgo lo sguardo. "No cara fottuta montagna non hai vinto, è solo che non mi piaci poi così tanto, fisserò quella collina laggiù". Spero che mi creda, che il mio onore non finisca tutto nel ghiacciaio. Corro giù, ma mica a controllare la posta, come credete voi. Corrò alla macchina. Il catorcio che finge e poi s’accende, fa la difficile perchè sa che mi piace. Che se no non la rispetterei, non m’ecciterei d’ogni suo accendersi. Sono alla stazione poco dopo e parcheggiato non metto il blocca-sterzo, voglio schiaffeggiare la prepotenza del mondo con la mia fiducia. E un vaffanculo lo tenga come mancia. Salgo a caso sul treno, m’estirpo dalla testa il sapere benissimo dove porta quell’unica triste linea in quella stessa direzione. Così parallela a se stessa da darmi il voltastomaco. Sceso grido e corro lontano. Non voglio capire dove mi trovo. Ma corro. Parecchio pare, me lo gridano i piedi da sotto. I polmoni, che ingoiano sangue sono divisi fra il considerare il vampirismo e il redarre il loro testamento biologico. Come se qualcuno desiderasse ricevere quel catrame. E poi lì nel bosco. Dove sta la grotta. Arrivo e mi ci getto dentro. Ritornato a casa. Chiudo e sto qui a darvi il tempo, breve, necessario a dimenticarmi. Il resto, da qui alla sera delle montagne, quando le rocce tramonteranno, lo passerò a versare il mio tributo alle realtà che abbiamo rifiutato sdegnati di vivere. E nell’umido del bosco avrò la mia compagnia. Fratello e custode di me stesso.
Scusate, è il gatto che mi ricatta
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I went to the woods because I wished to live deliberately, to front only the essential facts of life,and see if I could not learn what it had to teach, and not, when I came to die, discover that I had not lived.E meno male che ciascuno al proprio bosco in cui perdersi e ritrovarsi e scoprirsi ancora in vita.Saluti.