E’ un periodo pieno di musica.
Innanzitutto c’è Dente, che Valeria mi ha fatto conoscere. Giorni ad ascoltarlo, in particolare l’ultimo album, L’amore non è bello. E poi venerdì il suo concerto (con la partecipazione de Il Genio). Dopo il concerto, esploriamo il piano alto del John Lennon. E poi torno a casa e mi accorgo che i ritornelli di Dente sono rimasti lì, nelle orecchie, nella testa. E non è facile dormire mentre si ostina a ripetere appuntato mazzolino sentimi, portati via la mia patente, la macchina con dentro tutte le cassette che tanto non gliene frega niente a nessuno.
Poi ci sono i pomeriggi, in macchina con i Led Zeppelin, e lì inciampo in Going to California. E’ una canzone di cui adoro la calma fiducia che accompagna i versi Someone told me there’s a girl out there With love in her eyes and flowers in her hair. E quei versi finali Standin’ on a hill in the mountain of dreams Tellin’ myself it’s not as hard, hard, hard as it seems. Trovo che i Led Zeppelin certi pomeriggi siano una compagnia perfetta per me e la strada.
E poi un messaggio mi fa tornare in mente quella canzone che cercavo di catturare, lì all’Hiroshima, prima che iniziasse il concerto.
Era Here comes your man, dei Pixies. Lì per lì l’avevo attribuita ai Pearl Jam.
E c’è musica nel futuro: a Novembre suoneranno all’Hiroshima i Massimo Volume, gruppo riunitosi da poco. Molto particolare, sembrano chiacchierate più che canzoni le loro. E suoneranno con i Bachi da pietra, ossessione del buon Daniele.
Nel mentre io mi perdo in canzoni vecchie, nuove, ritrovate o appena scoperte la Wind si perde i messaggi che mando, che partono, non partono, tornano indietro. Per percorsi noti solo a loro, almeno a loro, forse.