Vorrei si potesse raccontare come una storia; è stata una Vita. Una vita fa.
Ci sono emozioni che rimangano intrappolate a qualche livello, lì, ad invecchiare.
Dietro la bottiglia di vino buono, le vedi spostando uno scatolone.
Non se ne vanno. Non le cacciano i mesi, non le sfrattano gli anni.
Si accumulano solo, mentre cresce la distanza fra noi e loro.
Ma lì, da qualche parte, ci sono. Lo senti questo odore pungente?
Sa di bosco, ha il senso e le spine di un cespuglio di more, sa d’amore, ha la ferocia di un morso sul collo, sa di dolore, dei tagli che si è procurata.
E quelle emozioni senza orologio rimangono a marcare territori dimenticati.
Bisognerebbe fare attenzione a con chi si sceglie di condividere le emozioni, sono poi legami difficili da recidere. E dolorosi.
Uno dei miei problemi è non tenere conto del dolore nel fare le scelte. Sono condannato a provare a fare la cosa giusta.
E fa male.
È una forma di rispetto alla Vita, che diamo sempre per scontata (e pensa, ti prego, ai fantasmi che abitano fuori le mura, al riparo dagli anni).
Fa dannatamente male.
A volte vacilli e speri, o se lo fai, che possa essere solo la tua presunzione, un errore della tua percezione, speri in una grazia tardiva. Non arriva mai.
Tremi: speri questo ti induca a rinunciare, ti permetta di non farcela.
E la devi vedere morire questa speranza: un centimetro alla volta.
Capire infine, io per ultimo, una verità banale: non ho pietà.
Solo un cieco ardore per la Vita.
Una conseguenza è che il dolore che provo io valga meno, dato che non influenza le mie azioni. Non aiuta a recedere, fa solo sanguinare i piedi.
A volte avverti tutto il peso di ogni scelta sulla coscienza. La determinazione avuta nel portarla avanti è un’aggravante salata: incancrenisce le ferite.
Io mi rivedo, senza pietà; ho gli occhi spenti.
Quegli occhi guardavano già il mio fardello.
Odio le persone che non hanno curà di sè, quelle che commettono sempre gli stessi dolorosi errori. Mi rendono difficile convincermi che tutto sia andato per il meglio alle persone che non fanno più parte della mia vita. Mi rendo più doloroso nutrire la speranza.
La Vita è una padrona feroce. A volte vorrei credere in qualcos’altro. Riconosco che ognuno ha il suo Nume. Qual’è il vostro?
Bello.. :)
Grazie Vali (qualsiasi delle Vale sia, dalle più Alfose, alle Ferrose, alle Marinose ecc. ecc.)
l’avvinazzata prego…