May 12, 2006

Memorie

Una bella serata in compagnia di Luca & Alessandro (più noti come Gillus-Virgilli e Panetta). E dunque se io ho passato una bella serata sarebbe forse più giusto evitare di rovinare la vostra con questo intervento, ma ahimè, non sempre la visione di ciò che è giusto è per tutti la stessa. Tra l’altro stasera sono passato davanti alla mia scuola elementare (dalla prima alla quarta), che non vedevo da 15 anni. Ma volevo già scrivere su questo orrido tema, la memoria delle cose. Il problema in verità non è il concetto ma il modo in cui lo esprimo. Per chi è arrivato fin qui però c’è un premio, un’ancora di salvezza. Se vi va di leggere qualcosa di meno arrabbattato e confuso delle mie parole ci sono quelle che trovate sul blog di AlbascurA e per coloro che non sono stati abbastanza furbi da seguire il mio consiglio e hanno proseguito nella lettura ecco la punizione.

Non sei che uno straniero in questi luoghi. Non conosci le memorie degli oggetti che coronano questa scorcio di realtà. Alberi e semplici pietre che sono stati testimoni di baci, i primi, e dolore. Erano con il ragazzo alto, la sciarpa rossa, mentre piangeva abbandonato sulla panchina accanto al tiglio. Ed erano anche con Carlo, mentre seppelliva il suo dolore in altro dolore. C’erano mentre costruivo e disfacevo il mio avvenire così com’è non si voltarono, indignati, quand’ella, unica attrice, volse l’amore d’un pomeriggio di Maggio, completo e sincero, ahimè mai esclusivo a Luca e molti altri. Maggio, il grande maggio ebbro e mai appagato. Un maggio febbricitante che ci colpì tutti. Vibrante in noi, lo ricordo bene. Ed ancora, ipocritamente, quegli stessi testimoni erano al suo fianco quand’egli, il nostro Luca, interrogava pallide stelle sulla direzione ch’avesse preso. Fuggita da amori di cartapesta, amanti opportunisti e i confini della provincia, dall’uno all’altro appena un palmo o poco più. Fuggita ti dico, spiccato il volo mi rispondi? Come puoi dirlo? La conoscevi? Le hai viste le paure dietro a quei suoi occhi verdi? Come un serpente ci ammaliò e ci colpì a tradimento.
Eppure non si saziò, perchè quella sua stessa fame che l’aveva fatta grande ai nostri occhi avevo ristretto questo mondo di tigli e di tagliate ai suoi.Ed ora lei non degna più di visita questi luoghi, carichi di memoria. Ci ha lasciato a marcire in questo museo di ricordi. Le speranze, come sai, spiccarono il volo anch’esse. Quello stesso giorno, puoi dirla una coincidenza? Eppure, ci crederesti? Mi fermo ancora di tanto in tanto ad ascoltare il gemere della terra e a sussurarle parole di conforto "verrà anche per te l’oblio della memoria, fra le nostre polveri dimenticherai i dolori raccolti e che t’ora t’opprimono a migliaia". Non so dire se così sarà. Questo è un luogo diverso da altri. Diverso da quel grande spiazzo che sorgeva a Rivoli e che diventava uno spazioso parcheggio o un campetto di pallone improvvisato a seconda delle esigenze. Ho lasciato la macchina poco lontano e camminato attorno alla caserma che ora lo abita e ho capito che quel prato ha dimenticato. I miei pomeriggi, il grande temporale. I miei sogni di ragazzo. Ma ciò che non gli posso perdonare è aver dimenticato quei capelli corvini. Dimenticare è una mia prerogativa. Eppure sai, capita, di tanto in tanto di inciampare in ciò che, avrei giurato, era stato diligentemente rimosso.

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