Riccardo alternava la capacità di rimanere deluso ad un più salutare menefreghismo post-adolescenziale. Uno di quelli da professionisti.
Così un giorno scatenava la sua inflessibilità su sè stesso e la scarsa capacità di portare a termine ogni attività, sulla vicina di banco e le sue discutibili idee in fatto di moralità e l’allenatore della sua squadra che si ostinava con lo schierare due mezzepunte in una formazione che non poteva evidentemente permettersele.
Un altro giorno era invece in grado di perdonare ogni disarmonia alla chitarra dei Ramones, ogni sguardo non restituito da una bella passante, ogni giorno preso a prestito dal tempo e mai più tornato.
Riccardo si alzava ogni giorno uguale a sè stesso ma ogni giorno con un umore diverso.
E mentre Riccardo come al solito rifletteva sul senso della propria esistenza, a qualche decina di chilometri, uno dei suoi più cari amici, Andrea, piuttosto che riflettere sulla propria esistenza, si limitava a viverla senza pensieri. Nonostante la loro diversità caratteriale, i due erano sempre andati d’accordo. Per Riccardo, Andrea rappresentava la libertà d’azione e di pensiero, mentre per Andrea riccardo era un appiglio necessario per rallentare dalla sua vita ai cento all’ora, per darsi una regolata nella sua vita di scelleratezze. Risse, alcool, donne, droghe. L’unico limite che Andrea si era imposto era quello di non rubare e di non ammazzare nessuno, a meno che non fosse talmente fatto o sbronzo da farlo in stato di semi incoscienza.
Quel pomeriggio, in compagnia di alcuni presunti amici, di quegli amici che ti fai quando ti fai qualche cannone o tiri una striscia di coca, Andrea era in cerca di alcolici per la festa di quella sera. Si annunciava come la festa più devastante dell’anno, non proprio un rave party ma qualcosa di molto simile. Ci sarebbero stati tutti, ma proprio tutti, anche Marco e Riccardo, che di solito non prendevano parte a questo genere di cose. Ma Andrea aveva spinto molto in questo senso. La sua idea folle era di partecipare alla festa e tirare mattina, e con l’after sulle spalle prendere il treno che li avrebbe portati tutti e tre in inter-rail in giro per l’europa. Andrea sapeva che in compagnia di quei due gli eccessi sarebbero stati limitati, ma in fin dei conti era bello ogni tanto farsi una vacanza tranquilla dove non devi far vedere agli altri che sei un figo perché bevi e ti fotti il cervello di droga fino a rinvenire il mattino dopo. Perché ad Andrea piacevano gli eccessi, innegabilmente, ma non gli piaceva troppo la compagnia che doveva frequentare per portarli avanti.