Ad una mezz’ora appena da un Kebab mi dilettavo a legger canti goliardici, ve ne propongo uno che secondo me ha parecchio significato:
Goliardo, io vado in ogni dove
cercando strade nuove
per la mia liberta’.
Cantando si libera il pensiero
da questo cimitero
che e’ l’umanita’.
Io cerco,vagando,la mia vita,
perche’ non sia smarrita
questa mia gioventu’.
Il color del cappello che io porto
sara’ sempre mio conforto
in ogni avversita’.
E quella gente
che mi guarda e ride,
nell’ignoranza beata s’uccide
senza capire il valore
di quel che ho da dire……
Avvolto cosi’ nel mio mantello
io prendo tutto quello
che questa vita da’.
E vivendo ho osservato che nel mondo
l’intelligenza,in fondo,
e’una rarita’.
Per questo, vedendo tanta gente
parlare e non dir niente,
io la sputtanero’
e il mio canto pungente e un po’volgare
forse varra’ a fugare un po’ di vanita’.
Cosa ne sai,
o volgo bastardo,
cosa vuol dire esser goliardo,
se tu ragioni soltanto
contando i soldoni…?
Goliardo,
io vado in ogni dove
cercando strade nuove
per la mia liberta’.
Cantando si libera il pensiero
da questo cimitero
che e’ l’umanita’.
E mi tocca di aggiungere anche questa, che, forse a causa degli effetti dell’alcolismo sul mio cervello, mi commuove:
Quando un goliarda muore, muore due volte:
muore l’uomo che è in lui, muore l’amico che è in te.
Quando un goliarda muore solo tu e sua madre
sapete veramente che cos’è il dolore.
Quando un goliarda muore non bastano le lacrime
a calmare la sete che arde nel tuo Cuore.
Abbiamo urlato stonati le stesse canzoni
vivendo felici i vent’anni e le nostre illusioni.
Potrei cantare di te, della donna che mi ha dato
la felicità, ma il mio tempo è la coscienza di
chi lotterà per il pane della sua libertà.
Mi regalarono i fiori, le stelle, la luna, il sole, l’amore.
Volli solo sfiorarli con la mano
per possederne il suono e la voce, ma ho conservato
gli occhi umidi della tristezza del mondo, per regalarli
a chi ha dimenticato che c’è ancora chi piange.
Quando un goliarda muore, muore un poeta
che ancora non ha scritto il suo inno alla vita.
Quando un goliarda muore, muore un pittore
che ancora non ha rubato alle farfalle il colore.
Quando un goliarda muore, non si accorge la gente
di lui che ha visto tanto e non ha chiesto niente.
Abbiamo urlato stonati le stesse canzoni
vivendo felici i vent’anni e le nostre illusioni.
Potrei cantare di te, della donna che mi ha dato
la felicità, ma il mio tempo è la coscienza di
chi lotterà per il pane della sua libertà.
Perchè libertà è rifiutare ciò che di più ci viene offerto,
perché libertà è spezzare ogni lusinga,
perché libertà è pensare con il proprio cervello.
Ciao.. mi piace il tuo modo di scrivere. Concentri in poche parole forti emozioni. Ripasserò presto dalle tue parti.. Torino, la nostra cara city, riesce a sfornare ancora artisti della penna, vedo?!A presto!Vinny Blog
…ti ho lasciato un messaggio sul sito di torino…a presto…
dal portale di torino sono arrivata al tuo blog….ho dato un’occhiata alle tue "riflessioni metafisiche o cazz…" come le hai definite tu…e mi hanno incuriosito…se t va di fare due chiacchere…passa dal mio…
Mi sembra che la parola "goliarda" sia usata un po’ a sproposito in queste due canzoni… o davvero in seno alla goliardia s’incontrano solamente individui perfetti quali te e Casta?
Battute a parte, tralasciando un po’ di generalismo, mi piace lo spirito di queste due opere; descrivono abbastanza bene l’idea di libertà e di voglia di vivere che (spesso, anche se non sempre) accompagna ognuno di noi. Ok, non proprio tutti, ma chi sono io per giudicare?
A presto!