Come si fa a non parlarne e come si fa a parlarne.
Di questa realtà alternativa, laterale, nel quale mi sono adagiato per qualche giorno: in luoghi sovrapposti a quelli che normalmente conosco della mia bella Torino ma popolati da una cerchia di persone particolari. Per coloro che fossero sfuggiti all’eccitato parlarne dei giorni precedenti mi riferisco alle Feriae matricolarum di Augusta taurinorum, una festa di goliardi provenienti da varie parti d’Italia e da Belgio e Spagna che si è protratta da giovedì a domenica (ecco spiegato perché non ho scritto sul blog in questi giorni).
Dormire una notte un quarto d’ora, la successiva un paio d’ore e passare le giornate a compiere compiti vari, a bere un bicchiere con un goliarda appena conosciuto, un altro con chi già si conosceva, un altro ancora con gli amici di sempre. Stupirsi dello spirito che accomuna persone delle età più disparate e le porta in una stanza o in un cortile a divertirsi assieme, conosco poche altre situazioni che permettano di saltare così i divari generazionali, eliminare ogni differenza data da un capello bianco od una ruga in più. E poi c’è gente capace di fare centinaia di chilometri, andare dall’ultimo arrivato e spendere ore ad insegnargli qualcosa offrendogli anche da bere nel mentre, e poi finire a dormire su un tavolo. Persone che sono generose con altre che non conoscono e a cui certamente non devono niente. Persone aperte e pronte ad ospitarti a casa loro. Persone particolari. Intelligenza, cultura, apertura, voglia di divertirsi. E’ un mondo diverso. Un mondo in cui è piacevole sperdersi, costituisce un’esperienza che rimarrà. Allo stesso tempo però il richiamo della realtà si leva in sottofondo, non ha bisogno di sbraitare, non è qualcosa che si possa ignorare.