E si addormenta. Pensando, sognando forse, di quel sorriso quel giorno. Di capelli scarmigliati sotto un sole timido. Ripensa e davvero quella panchina non è così vuota, preda di brezze improvvise, sguarciata da silenzi incessanti, brusii di nessuna compagnia. Ripensa una carezza che non c’era ma poteva, modificando un poco un corso degli eventi così testardo, incapace di tornar indietro e sbirciare un attimo che c’era all’altro ramo di strada, quello scartato quando c’era da scegliere, da decidere, da accadere. Ecco lui è un poco più flessibile, un poco appena. Lui immagina i "se" quando ha proprio freddo. Lui lo faceva. A volte basta un tepore minuscolo a distrarsi dal freddo. E così in quei boschi ci è stato una o cento volte in più del vero. Lui la barba mica me la sono fatto da solo la prima volta, no, non del tutto. A volte c’è solo un pensiero a darti una carezza. Ma va bene perchè a volte non c’è neanche quello.
Ora i "se" li ha lasciati a decorare la strada alle spalle ma ogni tanto li ripensa. Compagni del suo crescere.
Chissà; di panchine ce ne sono tante. Un giorno forse darà un’occhiata ad ancora un paio, di quelle più in là, di quelle che, lontane, ancora non aveva mai controllato. Chissà che non ti trovi lì, ad aspettarlo. Chissà che non vi troviate poi così invecchiati, capaci di fingere di non vedere le stempiature, i capelli bianchi. Capaci di ignorare il tempo andato, la separazione che si gioca a ricucire con un piccolo sforzo di immaginazione: serve ogni giorno un po’ di filo in più ma che importa, costa poco. A volte un pensiero sa essere un po’ più clemente del vero.