Casa tua può trasformarsi in un non luogo. E’ un lento spogliarsi, un percorso lungo. Smetti a poco a poco di vederci un futuro qui, l’orizzonte ti si precipita incontro e il tuo sguardo, qui, non può più spingersi che a poche spanne. Non ci sono più progetti che vadano più in là di pochi giorni. C’è stato un percorso, una mutazione graduale ed ora mi rendo conto di vedere le mie cose, gli abiti della mia vita in modo diverso, da un’altra prospettiva. Quella dell’uomo di passaggio, di chi se li è affittati luoghi e persone. Quante amicizie date per scontate, alla fine ti stupisci dell’affetto. Del continuo chiedere conferma che si, ci vedremo ancora prima che io parta. I gesti, i calici levati assieme. Si smette di pesarne il valore giorno dopo giorno. Ora mi sembrano un grande dono. Sono felice ed orgoglioso di essere stato capace di circondarmi di tutti quei miracoli umani :)
però questo non mi va venir meno la voglia di partire. Anche se nel mio caso non si tratta mai di voglia quanto di necessità. Sento una spinta verso la porta. Ancora dieci giorni e me ne andrò in quello spazio che mi sono ritagliato. Quel mese-prima a non far niente, senza sportelli erasmus ad aiutarti, senza compagni di avventura. Solo wurstel e birra. Non sembra poco, vero? Nel frattempo ciondolo fra le ore, che senza un futuro a consumarle possono svelare il loro sapore.
Roads go ever ever on
Under cloud and under star,
Yet feet that wandering have gone
Turn at last to home afar.
Buon viaggio.