Ci sono canzoni banalmente tristi. La tristezza è così banale, ripetitiva, futile. La mia, la tua. Vissuta da bambino, nascosta dietro un gelato alla crema in un pomeriggio di giugno, appena dopo scuola. Lì, fra le fronde d’un albero, ad aspettarti tutti i giorni allo stesso incrocio. Ha impregnato quella panchina. Te la ricordi? Me la ricordo? La malinconia è tutta rivolta a me, alle foglie che ho già visto vorticare e perdersi, alle nuvole cui non ho dato importanza. All’illusione che una brezza di vento ed una birra dopo l’esame di guida potessero tornare. A volte bisogna buttare, sprecare, gettare dal finestrino vita su vita. E’ che dopo non si può ritornare a raccogliere e mettere nella vetrinetta, dietro ad un vetro quei milioni di ore passati inseguendo quel che oggi è. E quel che oggi non è stato. La fiducia incrollabile se ne va, rimasta in vecchie agende, in diari colmi di… pagine bianche (non è che segnassi i compiti). Malinconia che nasce da una canzone e ne sono felice. Banali stupide note venite qui che se mi va di parlare io non sia solo.
Domani parto per Roma, di ritorno mercoledì o giovedì. Chissà.
Ma….ma…INSOMMA! non sbattermi in faccia così spudoratamente il tuo girovagare! :D
Anch’io dovrò scendere prossimamente….viaggiamo insieme? ;)
baci
Roma? ti invidio.
Sento aria di autunnovin brulècastagne e nostalgia…massimo
Il passato sembra sempre più bello visto da qui.