Uscendo dal bagno mi accorgo che manca quel continuo ronzio che ha accompagnato l’estate, le vespe che ogni mattina mi convincevano a spicciarmi pare se ne siano tornate da dove vengono ogni primavera. Il campionato riinizia, un pallonetto deliziai nostri palati granata. Mi piace questa sensazione che provo, il lento riprendersi del mio organismo dagli eccessi del giorno prima, questo suo rallentare ogni cosa, anche i miei sbadigli, dilatati a più non posso. Un porto franco di torpore e velati mal di testa, un rifugio. Qui non importa avere una meta. Non devo sapere in che direzione voglio correre. Forse dovrebbe essere sempre così, quando sto meglio è quando vivo…
Bar
Correvo lungo la statale che taglia la valle superando nomi di paese improbabili, affrontando sorpassi in curve strette di vecchie automobili che borbottavano incerte. Insegne di bar si affacciavano sulla strada ma senza troppa convinzione e me li lasciavo alla spalle senza l’ombra d’un rimpianto fino a quando pur di non affogare nel nulla di quel pomeriggio mi fermai, senza motivo, al successivo. Fu una decisione presa d’impulso, non appena quell’ennessima insegna scolorita mi piombò addosso da dietro una curva. Parcheggiai, male, di sbieco, ed entrai. Tu te ne stavi appoggiata ad un tavolino, nella penombra con una maglietta leggera, un verde pastello. Indifferente al fatto che concedeva uno scorcio…
Neve
Ho pianto, ho pianto di neve e tetti imbiancati, il selciato già scomparso sotto il manto bianco. Ho pianto lontano dalle vostre stufe e quel letto dove facevi l’amore perché non c’era la televisione, perché non c’era neanche tua madre e un po’ perché ti andava. Fuori con il vento che mi correva tutt’attorno ed io a gridargli dietro per distrarlo da quel suo sordo soffiare. Avrei voluti girare le spalle a quel vostro borgo, tornare forse in primavera, fuggire, fuggire lontano da quei vostri letti, smettere di restare lì a consumarsi di pensieri. Ma ero lì immobile e solo quando una lacrima ghiacciata mi punse mi accorsi di non…
Ticchettii
Questa mattina mi sono svegliato presto. E’ la pioggia che è venuta a cercarmi sotto la coperta leggera, ha bussato con insistenza alla grande finestra della mia camera, su in mansarda. Poi mi ha lasciato lì in quello strano territorio silenzioso di luce scarsa a fissare oggetti immobili. Sveglio ma non ancora parte integrante, attiva della vita là fuori. Mi sembrava di essere confinato o rintanato in uno spazio comune, unico. Lo stesso dei miei risvegli silenziosi fin da bambino, lo stesso starmene a pensare con gli occhi sbarrati nel tepore delle coperte e di attimi solo miei. Un filo che univa il me di adesso al me bambino che…
Commenti
Ho messo su la homepage di Moonbiter.net visitate e datemi dei commenti please (si so che fa i "quadratini" al posto delle lettere accentate… ci sto lavorando).
Case
La grande casa bianca di mia nonna dove spendevo le estati rimane lontana ma ieri al tavolo di ferragosto mia nonna c’era ed allo stesso tavolo ci sono rimasto, di ritorno da ferragosti di grigliate con gli amici quest’anno ho sentito il desiderio di far parte di un rito antico, me seduta alla destra di mia nonna che canticchia sottovoce. Si alza dice la preghiera. Dopo novantreanni di lotta centimetro a centimetro il bianco sembra essere passato in vantaggio sulla chioma corvina. Le sorrido, lei mi tiene forte la mano. Protagoniste del dopo pranzo sono le duemila foto che mio fratello ha scannerizzato con un’ostinata noiosità che gli è proprio…
Del tempo e della forte inimicizia fra me e lui
Un’altra estate oltre il cancello bianco di Caneto e la casa di mia nonna. Un anno ancora fra il correre sulle giostre di San Germano con il mio nuovo maglione verde. Ed un altro minuto arriva a frapporsi fra me ed il sorriso intrappolato nella fotografia i cui colori sembrano diventare meno vivi. Poi incontri Dano al bierkeller. Tornato da poco dalla Spagna dove continuerà a vivere. Un abbraccio. E’ un po’ un lento addio. All’amico e a parte di me stesso. A quelle mattine passate non proprio in aula o i pomeriggi passati non esattamente a studiare. Forse avremo ancora qualche birra, in una estate che si trascina verso…
La violenza dei colori
Ci voleva un certo coraggio a fermarsi in quel parcheggio ed accendersi una sigaretta. Significava accettare di spendere alcuni minuti fra sè ed i propri demoni, là in quel buio tranquillo d’un paese serenamente adagiato in una prospera esistenza. Dovevi essere pronto ad affrontare i pensieri che il giorno e i vari eventi t’avevano con solerzia sparecchiato da sotto al naso. Ora con la servitù a dormire dovervi fartele da te certe faccende. E non era facile ripensare a quel brillante maledetto verde che t’aggrediva tutto intorno a te, ferendoti gli occhi mentre veloce scivolavi alla scrivania, ai tuoi doveri, macinando con fredda determinazione tutti quei chilometri. La giornata era…
The House of the Rising Sun
…che poi odio l’americanismo di usare maiuscole come se piovesse. Ma magari non è così, a me pare il titolo stia meglio scritto in questo modo. House of the rising sun. E’ una canzone popolare, poi suonata dagli Animals e magistralmente ripresa dai Led Zeppelin. Parlava di un bordello ed in versioni più pudiche di una sala da gioco. Ma suona bene ed è una splendida canzone. Ed è il nome che darei alla comune che sogno. Un sogno che mi sembra ad un palmo dal naso, incombente, mi attrae con forza. Io voglio vivere questo progetto. Dare un sogno concreto a me ed al mio modo di vivere… rifuggere…
I fantasmi sono a casa loro sul Po
Ho respinto i fantasmi di scampoli di vita spesi fra le vecchie teiere in porcellana, affiancate nella credenza, nel continuo rispecchiarsi d’una vita giudiziosa, di doveri masticati e digeriti all’ombra d’una consuetudine cui non era il caso di cercare alternativa. Ed io nella mia ribelle fannuloneria, nell’atalassico rifiuto mi sentivo diverso, superiore. Ma bisogna continuarsi a chiedere, e chiedere se differenza c’è stata e se sussiste. Questi sono i postumi di una Rock n’ Roll damnation vissute sulle sponde del Po. Decisamente lontani dalla California.
…viaggi…
…ho l’impressione di un unico viaggio interminabile iniziato anni fa che, dopo lunghe soste riprende. Quella che seguirà: io, il Bestia, Cla, Stefania, si avvicina. Si abbozzano progetti che inevitabilmente finiranno nel dimenticatoio una volta partiti. Perché alla fine sarà l’asfalto o la voglia di un certo tipo di birra prodotta in una certa oscura regione d’Europa a guidarci. Viaggiatori di qualche secolo fa, intenti ad inseguire fantasticherie, leggende. Chi anela l’Olanda, chi desidera Olanda e Germania da condensare in pochi, intensi credetemi, giorni. Io spingerò per una visita a Friburgo e alla foresta nera; non che ne sappia molto ma questo è un motivo in più per andare, vedere,…
Miscellanea
Oggi uscito dalla doccia e avvoltomi nell’accappatoio mi è tornato alla mente il momento in cui uscivo dall’acqua quando andavo al mare da piccolo, la merenda dopo il bagno. E’ strano ripensare all’infanzia e ricordarmi di averne avuta una seppur breve. Un mondo così protetto, così distante. Quest’oggi ad una festa con grigliata annessa (un ritrovo di fisici) una cosa mi ha fatto pensare a Daniele ed alla sua causticità. Mi manca. E gli ho spedito un messaggio al suo telefonino svedese. Dovremmo rivederlo a Settembre e chissà che non rimanga per qualche tempo in Italia. Nel frattempo mi stupisco un po’ della volgarità che ho acquisito, così per gioco….
Ho bisogno di un punto di rottura
Ho bisogno di rileggere delle righe ingiallite, di guardare vecchie foto e non farcela, essere sopraffatto. Visitare luoghi dove ho vissuto momenti importanti, ripensare, reimmergermi in quelle situazioni ed essere travolto da emozioni incontrollabili. Ed invece le controllo. In questo momento sono molto zen… eppure credo che sia necessario avere un punto di rottura e superarlo. E’ quando una diga cede di schianto che l’acqua si riposiziona in modo stabile in quello che è il suo percorso predestinato. Ho bisogno di continuare a riforgiarmi, dover riniziare dopo un errore troppo grande. Essere sconfortato da un esito non modificabile, reinventare il mio modo d’essere. Mi manca qualcosa. Mi manca essere travolto…
Intuizioni prima negate e poi comprese
Capita una sera ed una cena, magari offerta, magari con cibo strano, magari così vicino a casa e a dove i ricordi stanno seppelliti nelle strade. Parlo di una sera esclusa dal normale avvicendamento dei giorni. Una parentesi. I mesi passano e rimane lì. La vita procede quasi dimentica di una serata. Intuitivamente se ne capiva l’importante nell’immediato seguire dell’accadere per poi arretrare di fronte alla ragione e alla facili scuse che mi penzolano davanti al naso. La polvere ritorna a depositarsi, quella lustrata sembra inutile, un palliativo. Un secchio bucato usato per vuotare un mare di validi motivi per disillusioni e rese. Però poi anche una piccola parentesi può,…
Distanze e stelle
ovvero la riprova che un testo totalmente inconcludente può essere scritto. Amorfo. Giorgia che vola verso Mosca, un Alessandro a cui strappare un fugace ritorno dalla verde Irlanda ed un altro di Alessandro che lascerà Torino per Pordenone. Un gigantesco, vecchissimo amico che lontano non è ancora nello spazio ma che che le docili onde dell’esistere hanno già allontanato.Vicini di casa ormai appena troppo distanti perchè tu possa volgergli un grido e richiamarli a quei giorni, quei pomeriggi di passeggiate, spesi su panchine, a discutere di vacanze. Estati di campetti polverosi, un sorriso ad un amico che è proprio lì. Con la sua vita ad un palmo dalla tua, tutto…
Che dite
Parlerò mai di informatica in questo blog? Metterò mai online moonbiter.net?E pensare che sto studiando Spring, IBatis ed ora, soprattutto, Groovy. Interessante, nevvero?Do what you think is interesting, do somethingthat you think is fun and worthwhile, becauseotherwise you won’t do it well anyway.—Brian Kernighan
…evoluzioni?
Riprendo, in questo mio ciclico ripetermi, la sensazione che crescendo si vada verso l’egoismo, forse a causa della maggiore indipendenza, forse è voglia di libertà. O forse è solo colpa del mio malumore. Comunque… Comunque io mi immaginerei a vivere in un bosco irraggiungibile alla civiltà. A cacciare, nutrirmi della morte altrui.Fermarsi in un angolo particolare; una fonte lucente, un grande sasso ricoperto di muschio. E continuare fino a che ci siano prede, fino a che si riesca a vivere ancora un giorno. Senza bisogno di motivi. Non sarebbe una vittoria della vita? Ottimamente.
9
9 Giugno 2006: Laurea9 Luglio 2006 : Campioni del mondo9 Luglio 2007 : Primo giorno alla Divitech
Abusato termine ritorno
Non sto più scrivendo. Mi si è spento qualcosa dentro, sai quando guardi fuori dal finestrino e lasci il panorama scorrere senza disturbarlo con un pensiero, ecco è così. Ti passano sotto il naso meraviglie e comuni paesini, ripetuti con rigorosa cadenza. Però la reazione non si degna di farsi viva. O meglio, c’è ma si crogiola nella propria autocompiacenza. Io guardo e mi sento qualcosa di apaticamente e tranquillamente grande. Una sera è Alessandro a tornare da Novara a qui. Una sera è Valozza Ferro a guidarci in un rincorrersi di caselli e lunghe strade, da qui a Cuneo, al concerto di Nico. Parole, tante parole al ritorno. E…
Rimasi atterrito
Di fronte ad uno sguardo della Vita, a lungo invocata, rispose sgarbata.