In "Ecstatic conversations" parlavo del comunicare, della difficoltà del trasmettere le proprie emozioni. E il sogno del piccolo ingegnere-sognatore-quindi-non-tanto-ingegnere che è in me mi porta a guardare una piccola sfaccettatura tecnica del problema: il mio sogno di oggi, che parrà gretto e privo di respiro agli umanisti, è quello di creare un nuovo linguaggio di programmazione. Che cos’è un linguaggio di programmazione? E’ il linguaggio che un umano usa per comunicare la sua volontà alla macchina. Ma non è affatto solo questo, diventa anzi uno strumento che permette di "formalizzare il pensiero" di renderne una certa parte univoca e non interpretabile in modo che una macchina pur non essendo capace di colmare le lacune e i particolari inespressi con l’intuito possa coglierne il senso. E’ in qualche modo una forma di esperanto che permette a programmatori di tutto il mondo di comprendere le proprie idee e le proprie soluzioni. Chissà se riuscirò a farne un buono strumento di comunicazione.
E poi invece guardavo uno speciale sul "problema della casa" ed eccomi lì a sognare di possedere una casa, di acquistarla. Pensare alle difficoltà di pagare un mutuo. Devo ancora fare esercizio e stare più attento nel ricordarmi che pensare ai problemi non aiuta, la vita la si vive e poi i problemi che verranno, bè forse ci colpiranno. E allora? Meglio qualche sberla che la paura di prenderle.
E poi non scrivo più racconti, in effetti buttavo giù più divagazioni che racconti. Bisogna capire quali sono le proprie possibilità, no?
Eppure a me piacerebbe riuscire a descrivere con precisione gli eventi, riplasmati e pensati sotto forma di racconto, di epopea. Mescolati e "aulicizzati" dall’aura mitica ed esagerata che contorna i miei pensieri.
Vorrei essere in grado di dilettarmi e magari, colmo della presunzione, dilettare lettori accomodanti con qualcosa che sia in grado di condividere. Vorrei raccontare di uomini che affrontano le proprie sfide. Scelgono la vita preferendola alle sicurezze. Che non a caso e non per rima coincidono spesso solo con sciocchezze.
Il dubbio come sempre è che sia tutto colpa del fatto che è tardi.
grazie del commento al mio blog… passa quando vuoi ..
vieni da una città che amo.. Torino…
cafone!