Così magari capita che l’appello è alle 8.30 e tu passi alle 16.30, pazienza.
Davanti al palazzo incontri quella vicina che, beh, non perde occasioni per rompere i coglioni. Quella che si lamenta per il rumore che fai alle nove ed un quarto di sera. E si mette a parlarti. Di un marito che è lì accanto e non sa più trovare l’ascensore nel palazzo (Alzhaimer), di un figlio morto a vent’anni, di un medico che ti chiede centocinquanta euro ad ogni incontro. Di una vita di sacrifici per arrivare qui, a quest’adesso. Ti guarda.
Ma che cosa puoi dire, che cosa puoi rispondere?
Cerchi di crescere, di continuare e continuare a farlo ma c’è quel punto in cui non hai proprio risposte; ne improvvisi una magari, cerchi un sorriso. Desideri forse, che strano davvero, di avere più tragedie nel tuo curriculum perchè non ti va che ci sia chi così ingiustamente ne ha più di te. Però alla fine accetti che c’è quel punto che non sai affrontare, risposte che non sai dare. Rimani un ragazzino inutile in un ascensore stretto, mentre le frattaglie di tragedie si consumano sotto questo tetto che non sapevi essere così grande.
Bah…
Un punto che non sai affrontare, un punto che non vuoi e non puoi affrontare. Un punto, talmente oltre tutti gli altri punti, che non hai più la forza necessaria neanche per chiedere alla tua fottuta gabbia toracica di dilatarsi quel poco che basta per permetterti di non soffocare. A che pro, del resto? Punti così ce ne sono per tutti, dappertutto, ad ognuno un po’. E quello che ci si aspetta dagli altri è il silenzio, perchè ogni parola aggiungerebbe altro dolore. Come un abbraccio di cartavetrata.
Ah, dimenticavo, concordo con Diane.
Si è cinismo. si, a volte ce n’è proprio bisogno per proteggerci dal qualunquismo che riempie le strade, le fermate d’autobus, le code al supermercato…..
si, gli abbracci sentiti, quelli veri, al contrario, ripagano più che mille parole uscite a caso…
(e non è arroganza, non è presunzione, nè ego-ismo)
(è, semplicemente, esserCI)
e io un giorno qualsiasi, girato l’angolo per arrivare a casa mia, ho abbassato lo sguardo per proteggermi dalle storie dei vicini.
ho chiuso il portone di casa alle spalle e salito di corsa le scale.
Eppure quel giorno non sapevo che, proprio quel vicino, proprio lui che un giornoqualsiasi ho evitato, sarebbe poi diventato l’uomo della mia vita.
adesso, quel vicino, è la parte più interessante del mio cc.vv. è parte integrante della mia vita…
!NUNCA SE SABE…)
Non li sopporti solo perchè ti mettono in difficoltà. Ti auguro di non arrivare mai al punto di non avere più punti di vista nè animo per reggere tutte le tue tragedie. Che poi basta rendersi conto che anche solo ascoltare può essere d’aiuto a persone che sono tanto disperate da non riuscire a crearsi gelosamente delle speranze. Si tratta del "cuore indifferente" di un famoso poeta. C’è da essere abbastanza distaccati da sbattersene per sè, ma restare a testa alta ad ascoltare lo stesso. Secondo me, eh.
Pensiero condivisibile, ma almeno sappi che sì, si tratta di cinismo e indifferenza :P
Firmato: una cinica indifferente (che comunque è felice di dare abbracci a chi ne necessita)
….io mi augurerei di non diventare mai la vicina con le tragedie nel CV. °.°
Non li sopporto questi che ti fermano per narrarti i loro guai. Ho già i miei. Non te li ho chiesti.
Non è per cinismo o indifferenza.
E’ che custodisco gelosamente le mie (poche) speranze.
E non sarà una vicinarompicoglioniqualsiasi a scalfirmele, anche solo per sbaglio.
[torno a rileggerti, dopo qualche settimana da latitante :) ]
Baci